San Romedio vestito di nuovo

Per opere di consolidamento e restauro conservativo spesi 2 milioni 400 mila euro

L'estate, all'eremo di San Romedio prenderà il via all'insegna del nuovo. Stanno infatti per essere rimosse le impalcature utilizzate per un anno e mezzo per l'esecuzione di un ampio programma di lavori al santuario, dal tetto, alla corte, subito dopo il portone d'ingresso. Più che di calcina, seppure utilizzata, c'è davvero profumo di nuovo grazie all'intervento sinergico0 di progettisti, di muratori, idraulici, falegnami, restauratori, carpentieri. Un piccolo esercito, ben amalgamato e coordinato dai funzionari della Sovrintendenza per i beni culturali e architettonici della Provincia che ha finanziato l'opera per un milione e settecentomila euro, altri settecentomila sono stati investiti dalla Curia arcivescovile. In base ad una complessa procedura avviata nel 2011 con una prima analisi delle priorità, seguita dalla progettazione e dal successivo appalto dei lavori, la Provincia si è riservata i lavori nella cappella di San Vigilio e nell'attiguo sacello che rappresentano la parte iniziale del santuario sulla sommità della roccia dove dei devoti hanno dato vita ad un primo tempietto sacro dal quale nei secoli si è sviluppato verso il basso l'ardito complesso. Non c'è angolo che non sia stato ispezionato e riutilizzato, ripulito e restaurato. Le opere d'arte dagli affreschi, alle tele, agli altari in legno e in marmo, ai muri, ai soffitti sono state ispezionate, trattate e riportate all'antico splendore dalle mani delicate di un pool di restauratrici.

Moltissime le sorprese emerse come la scoperta di pitture preesistenti riportate alla luce che richiedono nuove datazioni, rispetto a quelle finora citate dagli storici e dai critici d'arte. Nella pulizia dei muri sono poi stati rinvenuti fittissimi residui grafologici di visitatori e pellegrini con i loghi più curiosi, ma anche disegni retrospettivi come paesaggi, campanile, un gallo una meridiana, corpi di fabbrica legati all'espansione, alla ristrutturazione antica del complesso edilizio. E' uno scorrere continuo lungo i 131 gradini che portano dal cortile interno alla sommità della cuspide rocciosa alla quale è avvinghiata la struttura muraria, di misteri e curiosità legati al trascorrere dei secoli, ad una sapiente arte progettuale, ad una fantastica capacità di realizzazione e utilizzo degli spazi sempre più ampi dall'alto verso il basso. Vi sono parti databili altre dubbie che costringono ad un supplemento di indagine gli studiosi. Sono state riviste chiese e cappelle ed un passaggio interno riservato per lo più alla famiglia dei Conti Thun a lungo proprietaria dell'eremo, alla servitù e dal 1800 ai vari preposti, ai religiosi dei diversi ordini subentrati nella cura d'anime e nell'accoglienza dei pellegrini (francescani e frati di Sant'Antonio di Padova). L'alloggio residenziale nobiliare è stato riportato alla sua primitiva funzione, trasformato in un elegantissimo centro di accoglienza per pellegrini alla ricerca di silenzio, preghiera e riflessione. E' stato scoperto un grande ex voto che riproduce fedelmente la sezione verticale del Santuario che ha consentito di ricostruire l'esatto posizionamento del mobilio. Fa fede una grande stufa ad olle tutt'ora presente e funzionante riprodotta nella tela, i colori della stanza rivestita in legno e il numero delle lesene, la disposizione delle assi sul pavimento. Una grande novità è costituita dai nuovi impianti a norma, elettrico ed idraulico con scarichi, in fori nella roccia ricavati attraverso un'operazione di carotaggio, e quindi invisibili. Il nuovo riscaldamento è in tutti i locali a pavimento. La Biblioteca restaurata tutta ricoperta in legno, adibita probabilmente un tempo a stube, ha cambiato colore dal bianco al color legno rosato originario. Sei stanzette munite di piccoli bagni per l'accoglienza degli ospiti nell'appartamento dei Thun alla prima curva della scalinata e ampi locali per incontri, una piccola unità museale, nei locali della servitù che stanno per essere recuperati sul lato destro della corte rispetto all'entrata. Qui si sta ancora lavorando in attesa di nuovi investimenti. Con la fine di giugno il cantiere smobiliterà del tutto e la gente avrà modo di vedere dal vivo quanto realizzato. Padre Mario Cisotto, vice rettore del santuario, da quattro anni anche viceparroco di Sanzeno, ha fatto delle grandi scritte alcune conosciute, altre venute alla luce durante i lavori (“Amico a che sei venuto?”, “Per vivere non per mangiare”, “Per vivere o per morire”, “Memento mori”) i tanti twitter d'altri temi che possono ispirare l'ascesa verso la chiesa di San Romedio che con il soffitto affrescato porta il pellegrino a meditare sulla morte di Cristo, accompagnato dai personaggi della passione (i Giuderi) e a gioire per la “Resurrezione” ravvivata nei colori mortificati fino al momento del restauro dal fumo dei ceri che invitano a passare alla cappellina di San Vigilio e al sacello delle reliquie di mille anni fa. I lavori conciliano mille anni di storia con uno sforzo gigantesco di tenere aggrappate alla parete rocciosa naturale le tante realizzazioni dell'uomo che non fanno che stupire accentuando l'alone di mistero, fra storia e leggenda, che circonda il grande patrono eremita Romedio, antesignano di un eremitismo evangelico che desta tutt'ora mille interrogativi per la sua esemplarità, come lo è stato per il passato se si considera questa colossale e straordinaria opera di devozione.

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