Basker, coach Buscaglia racconta la straordinaria promozione di Trento in serie A: “Un percorso incredibile”

La festa promozione sul parquet dell’Orlandina. Foto Luisella Savorelli
Forse deve ancora pienamente realizzare la portata dell’impresa che lui e la sua squadra hanno compiuto. Ma poco importa, perché quello che fino a qualche anno fa era soltanto un sogno ora è diventato realtà e si chiama serie A. Lui è coach Maurizio Buscaglia, condottiero dell’Aquila Basket nella splendida cavalcata culminata al termine di una stagione entusiasmante con l’approdo in massima serie.

Coach, ve lo aspettavate?

Abbiamo sempre creduto nel nostro programma, senza mai cambiare strada per una vittoria o per una sconfitta. Abbiamo lavorato anno per anno, mese per mese, partita dopo partita. Un percorso incredibile.

Una vittoria ancora più bella dato che quest’anno non partivate certo da favoriti.

Dicevano che sulla carta l’Aquila non sarebbe stata in grado di competere con Torino, Capo d’Orlando, Barcellona, Verona, Brescia. Dicevano, senza per altro mai mancarci di rispetto, che ai playoff sarebbe stato diverso dal campionato…

Eppure…

Eppure i giocatori hanno acquisito fiducia, gara dopo gara hanno sentito di poter competere per obiettivi sempre più alti, sono cresciuti. C’era la voglia di prendersi con i denti ciò che nessuno credeva fosse possibile fare.

Come si costruisce un gruppo vincente?

Pensando non solamente alle caratteristiche tecniche dei giocatori, ma anche a quelle personali, per riuscire a formare la giusta amalgama. La squadra che ha vinto quest’anno è stato un po’ l’emblema di tutto ciò: spogliatoio affiatato e giocatori che con le loro caratteristiche e tanto lavoro sono riusciti ad esaltare non solo loro stessi, ma anche i loro compagni.

La vostra forza è stata anche quella di gestire al meglio i (pochi) momenti negativi.

Abbiamo perso la seconda gara del campionato, diciamo nel momento giusto. Abbiamo capito cosa non andava, facendo tesoro di errori e mancanze. Dal 30 novembre poi non abbiamo mai mollato la vetta e l’essere davanti praticamente sempre da soli ci ha dato la forza di vincere delle gare, soprattutto a inizio ritorno, non giocando al meglio. E dimostrando di saper soffrire.

Quando si parla di sofferenza il pensiero vola subito a gara 4 e gara 5 delle due semifinali dei play off.

Quando ti trovi con le spalle al muro, per vincere ci vuole una grande maturità. Ai miei ragazzi ho detto: “Abbiamo combattuto tutto l’anno, abbiamo superato difficoltà e ostacoli, perché dovremmo non farcela proprio ora?”. E ce l’abbiamo fatta, prima a Torino, poi in gara 5 a Trento: una partita epica giocata bene da loro ma che siamo riusciti a ribaltare. Quando 4.500 persone hanno voglia di vincere sono problemi per gli altri, eh…

Anche i tifosi hanno fatto la loro parte insomma.

Il pubblico trentino quest’anno non è soltanto aumentato ma ha anche fatto un cambiamento. Non si è fatto solamente spingere dalle vittorie, ma le vittorie stesse cominciavano anche dal pubblico, che con il suo tifo sempre molto corretto, ha spinto la squadra, ha “difeso” dagli spalti. Ma la vera svolta non è soltanto il palazzetto pieno. È quando tutti sanno che giochi e contro chi, quando il lunedì tutti parlano della partita. Questa squadra è diventata patrimonio della città.

Che ha sentito giocatori e club sempre più vicini.

I giocatori sono stati ovunque quest’anno: scuole, club, enti, associazioni, si sono impegnati in attività solidali, sempre vicini al mondo del sociale. Chiunque viene da noi partecipa a tutto tondo. È giusto stare vicino al tifoso, conoscerlo: si creano affetto, unione di intenti, scambi di umanità.

Una scelta vincente che fa parte del “modello-Aquila”.

Un club molto organizzato che ha sempre studiato per esser pronto alla categoria superiore. Attento ai dettagli, agli atleti e alla loro vita di tutti i giorni, sia dal punto di vista sportivo sia da quello extra cestistico. Non dimentichiamo le giovanili, con l’under 19 alle finali nazionali, 500 ragazzi e tante figure professionali. Questa solidità è la nostra ricchezza e mi auguro che l’Aquila possa fare da traino a tanti allenatori trentini che hanno voglia di professionalità e di crescita osservando quello che si fa nei livelli superiori.

È già ora di pensare alla prossima stagione.

Sarà la nona a Trento, città che ormai è parte di me; siamo cresciuti insieme come una famiglia, abbiamo condiviso bei momenti sportivi e extra-sportivi. Una stagione diversa da quella passata; Milano, Cantù, Varese… giù il cappello di fronte a cotanta storia. Ma ci sarà anche Trento, con la sua, breve ma intensa. Pronta per questa nuova avventura.

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