Il cachi che parla olandese

Un albero ultra centenario, diventato un punto di riferimento per tutto il paese

Pomarolo – Sognare un cachi, un kaki o un diospero, o come lo si vuole chiamare, dicono che porti la felicità. Vero o meno che sia, a Pomarolo, nel giardino del signor Fabrizio Adami l’immaginazione serve a poco.

Proprio qui, in un cortile interno del centro del piccolo paese della Vallagarina, da più di 110 anni sorge un maestoso cachi, per oltre venti metri d’altezza, del tipo Diospyros Kaki. Probabilmente il primo piantato in regione, acquistato tra fine Ottocento e inizio Novecento.

“Il fratello del mio bisnonno Giampio, lo zio Cristoforo, se l’è fatto arrivare direttamente dall’Olanda”, racconta il signor Adami. “Nella foto in bianco e nero si può vedere il mio bisnonno sull’albero che già misurava 5-6 metri d’altezza, quindi ora ha sicuramente più di 110 anni. la sua chioma supera di qualche bel metro il tetto della nostra casa a tre piani”.

E facendo due calcoli, considerando che se in Cina il kaki è conosciuto per il suo uso da più di 2 mila anni, mentre invece in Europa è arrivato solo nella seconda metà dell’Ottocento, l’albero del signor Adami non può che essere quasi certamente il padre di tutti i cachi trentini.

Si tratta infatti di un esemplare unico, segnalato anche dal Coordinamento nazionale per gli alberi e il paesaggio onlus che parlano della pianta in questione, 8 metri di diametro e 15 d'altezza, per la sua grande capacità di crescita. “Il cachi non è un esemplare che cresce molto e non è comune trovarne uno con una chioma libera come questa e con oltre un secolo sulle spalle”, sottolineano gli esperti del Conaipa nel loro sito.

Nel corso del tempo il cachi di Pomarolo, che si è fatto due guerre senza neppure un graffio, è diventato un po’ un punto di riferimento per tutto il paese. Tutti gli abitanti della zona lo hanno ammirato almeno una volta, tanto che anche all’occhio meno esperto non può sfuggire. Per ammirarlo infatti basta recarsi al parco Arcobaleno e guardare in su verso contrada Basiano. Meglio verso la fine dell’autunno, quando i suoi frutti sono ormai maturi.

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