Abbraccio atlantico cercato e temuto

Divide il nuovo futuro accordo commerciale tra Europa e Usa. Le preoccupazioni approdano in Consiglio provinciale per voce delle minoranze

“Merica, Merica, Merica…”, cantavano gli emigrati trentini. “Merica, Merica, Merica…”, invoca chi lo sostiene, convinto che farà nascere la più grande area di libero scambio del mondo, cancellando dazi e confini commerciali tra Europa e Stati Uniti d'America. Con sensibili benefici, secondo il governo italiano: un aumento del Prodotto interno lordo dell'Italia tra lo 0,5% e addirittura il 4%, e più posti di lavoro (ma da qui al 2027…). “Merica, Merica, Merica, cossa sarala ‘sta Merica”, completano i contrari, certi invece che trasformerà l’Europa e gli Usa in un paradiso delle multinazionali, cancellando norme in difesa dei diritti dei lavoratori, standard ambientali, mercificando i beni comuni e privatizzando i servizi pubblici locali. L'accordo di partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America noto come Transatlantic trade and investment partnership (in sigla: Ttip) divide profondamente.

I detrattori dell’accordo, ai quali dà voce dal febbraio di quest’anno la campagna “Stop TTIP Italia” (il primo giugno scorso se n’è parlato a Trento all’OltreEconomia Festival) , sostengono che l’azzeramento delle barriere non tariffarie comporterà l’ingresso di prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati (Ogm) o prodotti che non ottemperano gli standard di sicurezza europei in vari settori; gli Usa considerano strategico l’accordo per la parte agroalimentare, ma non sono chiari gli effetti che questo potrebbe avere sul made in Italy agroalimentare e sulla lotta ai prodotti che ai consumatori sembrano italiani, ma tali non sono (un esempio per tutti: il formaggio Parmesan). Fa problema anche l’introduzione dell’arbitrato internazionale Stato-imprese, il cosiddetto Investor State dispute settlement (Isds), il cui meccanismo consentirà agli investitori di citare in giudizio i Governi presso le corti arbitrali internazionali con possibili, preoccupanti riflessi sull’applicazione delle norme di maggior tutela dei consumatori di cui dispone l’Unione europea.

Di queste preoccupazioni si sono fatti interpreti deputati di varie forze politiche che hanno presentato alla Camera sei distinte mozioni – l'ultima depositata il 20 ottobre – in discussione a partire dal 21 ottobre: in sostanza, chiedono al governo di impegnarsi a richiedere alla Commissione europea il pieno accesso ai documenti negoziali per i Parlamenti nazionali (le trattative, avviate nel giugno 2013 dalla Commissione europea, sono segrete) e a vigilare, approfittando del semestre italiano di Presidenza del Consiglio europeo, affinché vengano tenute presenti le ragioni della tutela della qualità dei servizi pubblici essenziali, dei diritti sociali e del lavoro e delle norme ambientali di cui godono i Paesi dell'Unione.

Nella stessa linea muove la proposta di voto depositata lo scorso 16 ottobre in Consiglio provinciale dai consiglieri Degasperi (M5S), Fugatti (Lega Nord Trentino), Civettini (Lega Nord Trentino), Bezzi (FI), Borga (Civica Trentina) e Fasanelli (Gruppo misto). La minoranza consiliare si è compattata per chiedere al Consiglio di sollecitare il Parlamento, il Governo e i parlamentari europei a monitorare, presso la Commissione europea, l’andamento del negoziato tra Unione europea e Stati Uniti. La preoccupazione – simile a quella che muove reti, organizzazioni e associazioni della campagna “Stop TTIP” – è per i rischi di un accordo di tale portata: il rischio, ad esempio, “dell’annullamento del principio comunitario di precauzione, che obbliga attualmente le imprese a dimostrare l’assenza di pericoli e Ogm nei loro prodotti” e, più in generale, “di un livellamento verso il basso degli standard sociali, lavorativi e ambientali”, vanto del Vecchio Continente. Guai, dicono, se l’ambiente e la sicurezza dovessero diventare merce di scambio. Come paventato dal premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz: “Se l’Europa firma – ha affermato – rinuncerà al diritto di proteggere i propri cittadini”.

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