Il carcere va a scuola

Studenti trentini chiamati a riflettere su giustizia, detenzione e legalità

L’articolo 27 della Costituzione prevede che la pena in Italia debba avere una finalità rieducativa. Non sempre però questo avviene. Parlare e diffondere un modello di giustizia diverso, meno punitiva e rivolta invece al recupero della persona è uno degli obbiettivi della giornata “A scuola di libertà”, promossa dalla Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia con il patrocinio del Ministero della Giustizia e il sostegno del Ministero dell’Istruzione.

Si svolge il 15 novembre in tutta Italia e si propone di portare nelle scuole i temi della realtà dla giornata “A scuola di libertà”, promossa dalla Conferenza Nazionale Volontariato e Giustiziael carcere e il concetto di legalità, creando un’occasione di incontro tra chi ha vissuto l’esperienza del carcere e gli studenti di alcuni istituti superiori.

I ragazzi sono invitati a riflettere sui rischi di alcuni comportamenti, sulla facilità con cui da una piccola trasgressione si può scivolare nell'illegalità. E su quanto sia faticoso il reinserimento nella società dopo aver scontato una condanna.

“Il carcere è pieno di ragazzi che dicevano “a me non succederà mai” – sottolinea ai microfoni di Trentino inBlu Amedeo Savoia, insegnante al liceo Da Vinci e in carcere – lo porto sempre come esempio ai miei ragazzi”. “E’ importante – evidenzia Roberta Scabelli, referente regionale della Conferenza Volontariato e Giustizia – spiegare ai ragazzi che in carcere non ci sono soltanto i mostri, ma che basta davvero poco per superare il limite e scivolare nell’illegalità. Una “bravata” può costare davvero cara.”

Lo scambio tra questi due mondi è finalizzato ad abbattere le barriere culturali, i pregiudizi e gli stereotipi che fanno del carcere una realtà a sé. Si parlerà di un modello di giustizia riparativa. “Rinchiudere una persona in carcere ed escluderla dalla società non è utile a nessuno – aggiunge ancora Roberta Scabelli – Una volta fuori non sarà una persona migliore. L’obiettivo è quello di far confrontare l’autore di un reato con la sofferenza che ha generato,portarlo ad una responsabilizzazione. I numeri dicono che la recidività per le persone che scontano la pena totalmente in carcere è del 90%. Per chi ha usufruito di misure alternative si attesta attorno al 19%.”

L’iniziativa è giunta alla seconda edizione. E come l’anno scorso anche in questa occasione il Trentino Alto Adige si distingue: 8 gli istituti del Trentino e 9 quelli altoatesini che hanno aderito. “E' fondamentale che queste situazioni – dice ancora Savoia – che sono spesso dei “rimossi” della società, facciano parte del percorso formativo dei ragazzi, che se ne parli a scuola. E’ un aspetto che riguarda e deve interessare tutta la società. L’adesione alta dimostra che c’è sensibilità da parte della scuola trentina nei confronti di queste tematiche. E la scuola non arriva impreparata: gli insegnanti hanno affrontato un percorso formativo. Non può essere un momento estemporaneo e non dovrà fermarsi qui.”

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina