Scambio di doni fra nemici

In uno dei presepi di Ossana soldati italiani e austriaci trascorrono insieme la notte di Natale del 1917, divisi dal filo spinato

La Notte di Natale può davvero “fare miracoli”, anche in tempo di guerra. Tra le mura del castello di San Michele di Ossana, per la prima volta inserito all'interno della rassegna dei presepi dopo la riapertura di quest'estate, si può ammirare un presepe che racconta due momenti commoventi, di grande umanità, accaduti realmente tra italiani ed austriaci durante il primo conflitto mondiale.

La prima storia è datata 1917 e vede due caporali che trovarono riparo dal freddo in una grotta; uno di loro modellò con la terra la forma di Gesù bambino, perché era la notte in cui nasceva il Bambinello. Mentre erano intenti a realizzare quel povero ma significativo presepe alle loro spalle udirono un Buon Natale pronunciato in tedesco, ma dopo la sorpresa furono deposte le armi. Dopo essersi stretti la mano e augurati il Buon Natale, uno degli austriaci depose accanto a Gesù una scarpina da neonato, che doveva appartenere al suo bambino. L'episodio è visibile in una grotta del presepe con all'interno un austriaco ed un italiano, i fucili accostati fuori: si scorge il gesto con cui l'austriaco porge per la scarpina davanti a Gesù, dove è stata accesa una candelina. Intorno, il bianco della neve, del freddo delle trincee, le baracche costruite in quota dove si combatté la “Guerra Bianca”. L'altro episodio vede nel presepe due soldati, ancora un italiano e un austriaco, con la neve fino agli stivali, mentre si scambiano sorridendo due doni, passandoli sopra il fil di ferro che separava le loro postazioni: un pacchetto di tabacco e un pane, in segno di pace in quel momento di guerra. Qui la storia racconta di come gli italiani presero una sentinella austriaca per chiedere del tabacco e alla fine, in amicizia, l'austriaco regalò una scatola di sigari e gli italiani del pane, sempre augurandosi il Buon Natale. Il presepe ha ricostruito alla perfezione i due episodi, anche nelle uniformi dei rispettivi eserciti e nei particolari che fanno da cornice, come le teleferiche, i soldati che sciavano sulla neve per raggiungere prima le postazioni, ma anche gli oggetti più piccoli come elmetti, borracce, gli zaini bianchi con la croce rossa che identificavano i reparti medici o comunque chi si occupava di curare i feriti quando era possibile. Una minuziosa ricostruzione che ha voluto essere anche un messaggio di speranza e pace come fu allora, anche se sulle montagne si combatteva la guerra.

I presepi della rassegna di Ossana, circa un centinaio, ricordano anche attrezzi e oggetti utilizzati in passato e caduti in disuso. Una delle Natività è realizzata, ad esempio, in un vecchio slittone, che veniva usato un tempo per due scopi, trascinare a valle dal bosco la legna tagliata (con l'ausilio di un cavallo o anche a mano) e in inverno pulire le strade dalla neve e renderle praticabili. Una delle Natività è per l'appunto posta tra le fascine di legna, a ricordo dell'uso antico di questo slittone. Come da tradizione inoltre, i presepi si possono trovare sia per le vie sia all'interno di antiche stalle, masi e cantine che per poco più di un mese si riaprono per ospitare allestimenti sempre nuovi ma nel segno della tradizione.

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