Bimbi e anziani, futuro dei popoli

Il Trentino con tutte le sue molteplici componenti sociali ha aderito alla Giornata della Memoria, rimuovendo ancora una volta le tracce della coltre di oblio sulla Shoah. Negli ultimi anni le emozioni, per quanto accaduto durante la guerra nei campi di sterminio nazifascisti, sono divenute un sentire comune per un futuro di rispetto, di pace ed incontro fra i popoli, alimentato dalle grida di dolore e dalle sofferenze immani di Auschwitz e degli altri Lager. Alcuni erano stati istituiti, in base alle leggi razziali, non molto distanti dal Trentino a Bolzano, Fossoli in Emilia, Dachau considerati campi di transito ed ancor peggio di lavoro, anticamera in effetti dei campi di sterminio dove sono morte 12 milioni persone, delle quali 6 milioni ebree, ma anche dissidenti politici, disabili, sinti e rom, omosessuali, testimoni di Geova e un milione e mezzo di bambini. Centinaia i trentini deportati, molti dei quali sopravvissuti, per lo più militari che dopo l'8 settembre 1943 non avevano aderito al Terzo Reich, quasi del tutto dimenticati nonostante la terribile prova vissuta. L'elenco grazie alle ricerche degli storici si allunga di anno in anno, ma i testimoni ancora viventi rappresentano ormai una rarità. Ci furono inoltre uomini e donne che nell'anonimato protessero i perseguitati.

Resta la Giornata della Memoria alla quale possono attingere soprattutto i giovani, trasformando l'evento di un giorno in motivazioni forti, in stile di vita, nella propria crescita umana, culturale e religiosa perché tutto ciò non abbia più a ripetersi. Il Giorno del Ricordo si è così tramutato in prospettiva di vita confermata dagli incontri di preghiera, dai dibattiti, dai recital e dai concerti di musica composta nei lager, ai documentari e ai film. C'è un nesso, non solo temporale, fra queste manifestazioni e la Giornata nazionale per la vita che si celebra il primo febbraio come opportunamente sottolineano i vescovi italiani nel messaggio dal titolo “Solidali per la vita”, riportando le parole di Papa Francesco: “I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l'esperienza e la saggezza della loro vita”. Sono parole – osservano i vescovi – che sollecitano un rinnovato riconoscimento della persona umana e una cura più adeguata della vita, dal concepimento al suo naturale termine. E' l'invito perché ognuno si faccia servitore dei piccoli e degli anziani e di ogni uomo, per i quali va riconosciuto e tutelato il diritto primordiale alla vita, considerando il desiderio o il sogno di un figlio “nobile e grande”, l'aborto “un triste fenomeno”, il declino demografico “l'eclisse della luce”. Ai giovani brasiliani Francesco in una lettera ha scritto: “Non perdete la speranza ed il sogno, voi siete profeti di speranza, siete il presente della società e della nostra amata Chiesa e soprattutto, siete coloro che possono costruire una nuova civiltà dell'amore”. Parlando invece alla folla in piazza San Pietro ha dichiarato che “dà consolazione e speranza” vedere tante famiglie numerose che accolgono i figli “come vero dono di Dio”, mentre ciò che rende poveri non sono i figli, ma un “sistema economico” che ha “tolto la persona dal centro” e vi “ha posto il dio denaro”: un sistema economico che esclude e che “crea la cultura dello scarto”.

La vita purtroppo è spesso condizionata dalle malattie. A livello sociale sono sempre più numerose le iniziative, gli spot pubblicitari, le conferenze per la prevenzione delle malattie, moltissime delle quali conseguenza del benessere e della società dei consumi, per indicare le modalità per conseguire e conservare una “vita sana”. Sono nettamente inferiori le indicazione, “la scuola” per aiutare il cittadino a rapportarsi con la malattia e con chi soffre, anche se l'esperienza della malattia e della sofferenza, sia fisica che spirituale, accompagna l'uomo da sempre. Gli anticorpi, ovvero le modalità di assistenza di una persona inferma, sono del tutto cambiate rispetto al passato. Il più recente concetto di “qualità della vita” fa ritenere infatti che alcune vite, gravemente affette da malattie, non sono degne di essere vissute. Il metro di giudizio viene costruito in base alla valutazioni di parametri meramente fisici. Papa Francesco nel suo messaggio per la XXIII Giornata mondiale del malato (11 febbraio) definisce “grande menzogna” la politica di chi scarta alcune vite perché non più di qualità. Ma il prendersi cura dei malati, condizione che spesso si sovrappone anche a quella di poveri, non è qualcosa che si possa facilmente delegare ad altri. Per il cristiano poi il tempo passato con il malato non è perso. A volte può apparire monotono ed anche pesante. Ma è sempre un'opportunità preziosa.

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