Dietro quella mano tesa

La ricerca presenta il profilo sociale del questuante e invita a tenere conto delle storie di vita e dei percorsi biografici delle persone

Bolzano – Storie di vita a confronto: questa la chiave di lettura proposta dal Comune di Bolzano e dall’associazione Volontarius in relazione al tema della “mendicità a Bolzano”. Alla discussione del fenomeno è stato dedicato un pomeriggio, giovedì scorso, nella sala dell’Antico Municipio del capoluogo. L’occasione è stata fornita dalla presentazione agli “addetti ai lavori” di una recente ricerca svolta sul campo dagli operatori di Volontarius per conto dell’Osservatorio comunale per le politiche sociali della Qualità della Vita.

“Chi è” e “cosa c’è dietro quella mano tesa?”. Queste le domande che hanno dato avvio al dibattito proposto dall’assessore alle Politiche sociali e ai giovani, Mauro Randi, e dai suoi collaboratori. La ricerca, curata dalla sociologa Federica Dalla Pria, è stata presentata da Francesco Campana, operatore di Volontarius. “Mancano – che detto – studi approfonditi sul fenomeno dell’accattonaggio” che, a quanto sembra, è più un tema di interesse dei cronisti (e della propaganda politica) che non della comunità scientifica. Le persone normalmente dedite alla questua, nelle nostre città, vanno comprese nell’ambito dei recenti flussi migratori e attualmente provengono da regioni depresse dell’Europa e del mondo.

In base alla ricerca effettuata, che raccoglie i dati dell’Unità di strada di Volontarius e comprende dieci interviste molto approfondite con altrettanti “mendicanti”, il profilo sociale del questuante parla di persone che appartengono a famiglie numerose, con una storia familiare segnata da lutti, povertà e episodi di disgregazione, racconta dell’appartenenza a minoranze etniche (in particolare quella dei Rom) o a gruppi vulnerabili (come i richiedenti protezione internazionale), sottolinea la particolare vulnerabilità delle donne, la bassa scolarizzazione ed un passato, nei Paesi di provenienza, di lavoro precario e sotto qualificato.

Guardando al futuro, lo studio di Federica Dalla Pria propone di uscire dalla logica emergenziale, inquadrando l’“accattonaggio” come fenomeno migratorio a livello europeo e mondiale. Sottolinea la necessità di un approccio integrato: “fenomeni migratori come costruzioni sociali dove interagiscono società di origine, migrante o potenziale tale, società di arrivo”. Invita a tenere conto delle storie di vita e dei percorsi biografici delle persone, per comprendere e accettare la complessità della questione, da trattare al di là delle immagini stereotipate offerte dai mass media.

Presenti all’incontro i vari soggetti pubblici e del Terzo settore che quotidianamente si trovano a confrontarsi con i temi della povertà e della marginalità, chiamati a condividere le proprie considerazioni su una realtà in evoluzione e di fatto ancora poco conosciuta nei suoi risvolti umani e sociali.

L’indagine effettuata e la discussione che ne è scaturita hanno costituito un primo approccio ad un tema delicato e di forte impatto emotivo sui cittadini, cui l’Assessorato comunale ha intenzione di dare un seguito in termini di approfondimento ed azioni concrete.

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