Tabelloni murali, la forza dell’immagine

La foto che riportiamo, tratta dall'archivio di Luciano Dellai, ritrae una scolaresca di Pergine degli anni Trenta: banchi biposto rigorosamente di legno, alunni attenti con lo sguardo fisso all'obiettivo della macchina fotografica e, dietro loro numerosi tabelloni murali, strumenti quanto mai utili per l'insegnamento, oggi scomparsi per lasciar spazio ad altri più moderni. La tecnologia infatti, con l'informatica e internet, consente di avere a disposizione un'infinità di immagini per ogni tipo di argomento. Evidente il salto di qualità degli ultimi decenni, ma non è scomparso il ricordo di quelle aule tappezzate di tabelloni, che per molti ancora viventi hanno costituito gli strumenti più avanzati per le loro conoscenze scolastiche.

A far rivivere un'epoca che oggi sembra preistoria anche se sono passati pochi decenni, ci ha pensato l'associazione Museo della scuola “don Francesco Tecini” di Pergine che la scorsa settimana ha aperto in sala Maier la mostra “La forza dell'immagine – uso dei tabelloni didattici a scuola tra Ottocento e Novecento”, una serie di tabelloni murali originali, che fanno parte del ricco patrimonio che il Museo ha raccolto negli anni e che sono esposti nella sede situata nel seminterrato del teatro comunale.

“Sono cartelloni che venivano appesi alle pareti delle aule e che illustrano aspetti della vita del mondo minerale, vegetale, animale e vicende della vita dell’uomo”, spiega la presidente del Museo Maurizia Manto. “Il loro utilizzo si colloca negli anni tra il 1870 e il 1950/1960 e in modo particolare, per le nostre scuole, tra gli anni Venti e gli anni Sessanta”.

I tabelloni avevano una funzione prettamente didattica e costituivano la prima forma di utilizzo dell’immagine all’interno della scuola, dal momento che, fino ad allora, i libri scolastici erano composti, fittamente, di sole parole. Il Methoden Buch e tutti i libri diffusi dall’impero asburgico, anche a Pergine, fino al 1918, erano infatti libri senza immagini. “Su questi si sono formati i nostri bis-trisnonni di fine Ottocento e primi Novecento”, precisa Manto. “In quel periodo la fotografia è agli albori. I cartelloni murali sono dedicati a vari argomenti e si evolvono nel corso del periodo storico in cui vengono utilizzati, rispecchiandone, in parte, le caratteristiche e il cambiamento dei valori e della mentalità. Si possono raggruppare intorno a vari argomenti disciplinari e non, come botanica, zoologia, geometria, matematica, storia, geografia, educazione morale, religione, archeologia, antropologia, lavori femminili. Insieme a loro si producono le prime carte geografiche, utilizzate per scopi di insegnamento”.

È l'attuazione della nuova metodologia didattica che si rifà a J.H. Pestalozzi e poi ad A. Gabelli che era quella dell’osservazione della realtà con il conseguente apprendimento e ripetizione dei nomi delle cose. In pratica i bambini erano chiamati a concentrarsi sull’immagine, a descriverla a voce alta utilizzando nomi e concetti che non conoscevano prima, sviluppando così capacità di osservazione, linguaggio e intelligenza. L’uso del tabellone didattico con la forza delle immagini in esso rappresentate costituì, allora, un grande passo avanti e il timido inizio di un mondo completamente diverso, qual è quello in cui noi viviamo.

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