Migranti, è cambiato il clima

Il rapporto tra disastri ambientali, cambiamenti climatici e processi migratori al centro del progetto “Il rifiuto della Terra. Perché non restano nel loro Paese” promosso da un cartello di associazioni

I numeri sui profughi ambientali pubblicati dall’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo sono agghiaccianti. Secondo i dati elaborati in collaborazione con il Centro di documentazione sui conflitti ambientali che da qualche anno si occupa di ricerca, informazione e formazione sui modelli di gestione delle risorse naturali e le ricadute sui conflitti e la giustizia ambientale, 50 milioni di persone (destinate a salire a 200-250 entro il 2050) sono scappate dai loro Paesi a causa dei disastri naturali e dei cambiamenti climatici che hanno reso inabitabili le zone dove vivevano. Non solo. Nel 2012 sono stati quasi 32 milioni e mezzo gli uomini e le donne, i bambini e gli anziani registrati come sfollati (cioè che hanno abbandonato casa loro pur rimanendo all’interno dei propri confini nazionali) a causa di calamità naturali.

E le previsioni non sono incoraggianti. Per la desertificazione in corso, nel giro di meno di cinquant’anni 50 milioni di africani se ne andranno dal loro continente mentre in Asia il 40% della popolazione che vive entro 60 chilometri dalle coste sarà evacuata per l’innalzamento del livello dei mari.

A scriverlo nero su bianco sono autorevoli organizzazioni quali l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep). Ne consegue che il rapporto tra disastri ambientali, cambiamenti climatici e processi migratori sia più che mai diretto e interessi anche la “vecchia” Europa che in parte è il luogo di approdo di migliaia e migliaia di persone in fuga, non solo per via delle tante guerre in giro per il mondo (attualmente sono 33 e interessano 1 Paese su 6).

E’ da queste considerazioni che l’associazione culturale e di promozione sociale “Il Gioco degli Specchi” ha promosso il progetto “Il rifiuto della Terra. Perché non restano nel loro Paese” coinvolgendo, facendo così massa critica, diverse altre realtà e gruppi (l’agenzia di stampa “In medias res”, Amnesty international, Atas, Ingegneria senza frontiere, 46° parallelo, Yaku) per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica, con particolare attenzione al mondo della scuola, su questi temi che, come è stato detto nei giorni scorsi durante la presentazione alla Caritro di Trento, “riguardano tutti perché è in gioco il nostro futuro”.

Nei prossimi due anni saranno promossi incontri, conferenze, proiezioni, approfondimenti, testimonianze e analisi. Si partirà già a novembre con una settimana sul rapporto tra cambiamenti climatici e migrazioni. Ma molte altre iniziative sono in cantiere.

“E’ un progetto aperto – ha detto il presidente del Gioco degli Specchi, Andrea Petrella – al quale altre associazioni è realtà possono partecipare per portare il loro contributo”. “Comprendere le ragioni che stanno alla base dei processi migratori – ha sottolineato – è importante anche per capire meglio come affrontare e accompagnare le dinamiche di integrazione”.

Per informazioni: info@ilgiocodeglispecchi.org.

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