E il rocker va in classe

Testimonial per promuovere la partita di solidarietà per il Nepal

Magari non sarà uno dei volti più conosciuti del panorama musicale italiano, lui stesso lo ammette. Però, nel caso in questione, non è detto che sia poi uno svantaggio, anzi. Perché così stando le cose, non associando di botto il suo nome a quello di una star ciò che ha da dire può passare per ciò che è, il messaggio prevalere, e “bucare”, ci si augura, ben più di tanti lustrini e paillettes. Che poi altro non è: “Venite alla partita di calcio tra la nazionale cantanti e la Sat al fine di raccogliere fondi per la popolazione nepalese pesantemente colpita dal terremoto dell’aprile scorso”. Per inciso, si giocherà sabato 24 ottobre allo stadio Quercia di Rovereto (ore 15.30) e i 10 euro del biglietto andranno tutti al “Tavolo per l’emergenza Nepal”. Lui è Tommaso Cerasuolo, front man dei “Perturbazione”, gruppo piemontese tra i maggiori della scena rock nazionale con quasi trent’anni di carriera alle spalle, 7 album all’attivo più qualche ristampa, raccolte, compilation e una partecipazione a Sanremo dove la stampa l’ha premiato. Il leader della band, che sarà in campo il 24, era nei giorni scorsi a Rovereto per partecipare ad alcuni incontri con i ragazzi di un paio di istituti superiori cittadini (il “don Milani” e il classico “Rosmini”). Così come a Trento ha fatto il collega Matteo Gabbianelli, cantante dei “Kutso”.

“Giocare per essere solidali con qualcuno, in questo caso per sostenere il Nepal – ha sottolineato Cerasuolo – è veramente qualcosa d’importante e che ti dà molto di più di quanto dai. E poi mi piace molto questa dimensione, più piccola, qui a Rovereto, rispetto ad esempio ai grandi eventi ai quali da tempo partecipa la nazionale cantanti, come la partita del cuore, nei grandi stadi, di fronte a migliaia e migliaia di persone”. La voce del gruppo precisa, rivolto ai ragazzi. “Mi raccomando, comunque, venite in tanti, il vostro appoggio serve, eccome. E’ ancora più bello di altre volte, ne sono certo, perché si avrà la sensazione che la gente si stringa attorno a te, sarà uno stare assieme, per quanti potremmo essere, in una dimensione in cui ci si possa riconoscere, è fondamentale”. Cerasuolo prosegue. “Penso proprio che sarà una festa e tutti insieme parleremo un linguaggio comune. Certo, faremo i conti anche con la partita (una vera e propria malattia per gli italiani) e mi sa che per noi cantanti sarà una gran fatica e rischiamo di prenderle di brutto davanti ai ragazzi della Sat che in quanto a preparazione fisica non scherzano. Però, questo calcio, in fondo, una cosa te la insegna. A giocare di squadra, se no perdi. Ti insegna a essere uniti. Ed è un insegnamento che vale anche fuori dal campo”.

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