Azerbaijan: maglia nera per la libertà d’informazione

Tra i nomi, la scrittrice Antonia Arslan e la giornalista Milena Gabanelli. La vicenda riporta d’attualità l’importanza di tutelare la libertà di stampa in Europa

Una lista nera con i nomi di 38 cittadini italiani ai quali è vietato entrare in Azerbaijan. Sembra l’incipit di una spy story, ma si tratta di un documento diffuso a fine 2015 dall’Ambasciata azera in Italia. La lista comprende i nomi di giornalisti, scrittori e artisti italiani accomunati dall’impegno per documentare la realtà e le contraddizioni del paese caucasico. Vi compaiono ad esempio la scrittrice Antonia Arslan e la giornalista Milena Gabanelli.

Fra loro c’è anche Simone Zoppellaro, corrispondente dall'Armenia per Osservatorio Balcani Caucaso. La testata roveretana, che da 15 anni segue l’attualità del Sud Est Europa, della Turchia e del Caucaso, ha dedicato crescente attenzione all’Azerbaijan in seguito alle violazioni dei diritti umani e al clientelismo rampante che affliggono la repubblica caucasica, aspetti sui quali la comunità internazionale sembra disposta a chiudere un occhio in virtù del ruolo strategico dell’Azerbaijan nelle forniture energetiche.

“La giustificazione ufficiale fornita dalle autorità per l’inclusione in questa lista è di aver viaggiato nel territorio del Nagorno-Karabakh senza il permesso di Baku”, chiarisce Zoppellaro. “In realtà, il numero di cittadini italiani che l’hanno visitato è assai più alto. Il vero motivo sembra essere piuttosto l’aver denunciato le violazioni dei diritti umani in Azerbaijan o l'aver mostrato sostegno verso il riconoscimento del genocidio armeno”.

Il Nagorno-Karabakh è una repubblica de facto indipendente dal 1991. Secondo il diritto internazionale è parte dell’Azerbaijan, che ne rivendica la sovranità. Fra il 1992 e il 1994 la regione separatista è stata teatro di un conflitto armato ed è tutt’oggi terreno di ostilità che vedono contrapporsi l’Azerbaijan e la vicina Armenia. Il cessate il fuoco del 1994 è costantemente violato, causando vittime da entrambe le parti; le violazioni sono difficili da monitorare.

“L’inserimento nella lista rappresenta una minaccia per la nostra sicurezza – continua Zoppellaro -. Dopo la sua pubblicazione sono stato bersaglio di duri attacchi da parte della stampa azera e da vari utenti via Internet”.

Le ritorsioni delle autorità azere contro la stampa estera sono la punta dell’iceberg rispetto alle numerose violazioni dei diritti umani nel paese. Secondo Freedom House, alla fine del 2015 i prigionieri politici in Azerbaijan erano almeno 90. La stretta del regime nei confronti di rappresentanti dell’opposizione, attivisti e giornalisti si basa su detenzioni preventive, processi farsa e accuse infondate e si è intensificata ulteriormente nel 2015.

Marzia Bona

Osservatorio Balcani e Caucaso

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