Un Grazie corale

Con la celebrazione in Duomo si è concluso l'Anno della vita consacrata. Bressan incoraggia i religiosi ad essere sereni e costanti costruttori di pace: “Anche noi vorremmo che la realtà fosse diversa, ma Dio ci chiama qui ora alla fedeltà”

Si è rivelata un incrociarsi di sentimenti di riconoscenza reciproca la celebrazione in Cattedrale per il Giubileo dei religiosi e la chiusura dell'Anno della vita consacrata.

Innanzitutto il Grazie – un “immenso grazie” – dell'intera comunità diocesana che si esprimeva con le parole del vescovo Bressan per la presenza delle persone che hanno consacrato la loro vita a Dio e al servizio agli altri. “Siete testimoni con la vita, con le parole e con le azioni che un'altra umanità è possibile”.

Poi la riconoscenza e l'affetto dei religiosi al pastore della diocesi espressa dal francescano Saverio Biasi, vicario episcopale per la vita consacrata: “Grazie al vescovo per la speciale sollecitudine che ha mostrato in questi anni per la vita religiosa”.

Ma su tutto la celebrazione – che ha preso inizio alla soglia della Porta Santa per proseguire all'interno con la recita dei Vespri – ha voluto essere un rendere grazie a Dio per la presenza della vita consacrata nel giorno in cui si chiudeva ufficialmente l'Anno indetto da Papa Francesco. Un Anno speciale, avviato il 30 novembre 2014, e pensato, come spiegava padre Biasi, a 50 anni dal Vaticano II e in particolare dal decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae Caritatis del 28 ottobre 1965. “Un Anno che a qualcuno sarà sembrato passare un po' in sordina perché altri momenti decisamente importanti si sono ad esso intrecciati, continuava il vicario episcopale (il riferimento implicito è ai 2 Sinodi straordinario e ordinario sulla Famiglia e all'Anno Santo della Misericordia che ha preso il via lo scorso dicembre), ma siamo certi che ogni consacrato ha avuto modo in questi mesi di rivisitare la propria vocazione”.

Nonostante il calo delle vocazioni – ricordato anche da Papa Bergoglio nei giorni scorsi – nella nostra diocesi sono circa 600 i consacrati, tra religiosi, religiose e laici, metà dei quali hanno condiviso con gioia il Giubileo nel giorno tradizionalmente a loro dedicato, la Festa della Presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme. E non è mancato il ricordo fraterno dei molti impossibilitati a partecipare, perché ospiti di infermerie o in casa ammalati, come pure la condivisione riconoscente per quanti hanno celebrato o stanno per celebrare i vari anniversari di vita religiosa.

Ad infondere speranza tra i molti capelli grigi che hanno riempito le navate del Duomo l'entusiasmo di alcune giovani leve che hanno animato la celebrazione con musica e canti e ancora le parole del vescovo Bressan a partire dalla Lettera agli Ebrei. “Con l'incarnazione Dio ha condiviso e abbracciato ogni nostra difficoltà. Anche noi vorremmo tanto che la realtà fosse un'altra: le difficoltà e i limiti delle comunità superate, il numero delle vocazioni più alto, che la società fosse diversa, ma Dio ci chiama alla fedeltà e a smuovere il nostro cuore ad una compassione operosa”. Questo Anno Santo della misericordia è giunto in un momento cruciale per il mondo: la pace è lontana, anzi diversi conflitti si sono estesi, cresce il divario fra ricchi e poveri, il numero dei profughi è passato in breve tempo dai 35 ai 55 milioni, crescono sentimenti di paura, manca la fiducia nel futuro, ma la fede, concludeva Bressan, ci parla ancora di speranza, della possibilità di essere sereni e costanti costruttori di pace.

Senza porre il fondamento sui soli mezzi umani, ma sull'incrollabile fiducia nel Padre, i religiosi trentini hanno quindi rinnovato il loro mandato a spendersi per Dio e i fratelli. “Anche noi siamo chiamati a scelte profetiche coraggiose diceva nelle stesse ore Papa Francesco ai religiosi riuniti in San Pietro, tutte le forme di vita consacrata sono chiamate ad essere in stato permanente di missione”. E, continuando a braccio sul sagrato confessava: “A me piace tanto quando trovo una religiosa o un religioso anziani, ma con gli occhi brillanti, che hanno il fuoco della vita spirituale acceso, che non si è spento. Andate avanti e guardate sempre la vita con speranza e seminate bene per gli altri!”.

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