Alle radici della lingua

Presentato sabato scorso il Dizionario dialettale della Pieve di Bono. L'opera, radatta redatto da Alberto Baldracchi, arriva nelle case dei paesi della conca pievana dopo quindici anni di lavoro

Anche i paesi della Pieve di Bono hanno il loro vocabolario dialettale. È stato presentato lo scorso sabato, infatti, il Dizionario dialettale della Pieve di Bono, redatto da Alberto Baldracchi ed edito dal Centro Studi Judicaria di Tione grazie al sostegno dei Comuni di Pieve di Bono-Prezzo e Valdaone e del Consorzio dei Comuni del Bim del Chiese.

Un’opera che arriva nelle case dei paesi della conca pievana dopo quindici anni di lavoro, dato che la prima bozza risale al 2001. Un lungo periodo di ricerca, revisione e ampliamento che ha portato l’autore a raccogliere più di sei mila vocaboli e numerosi modi di dire e a stendere diverse schede di approfondimento storico.

Un lavoro che Alberto Baldracchi, geometra in pensione e profondo conoscitore della parlata locale, ha affrontato anche grazie all’aiuto di numerosi collaboratori che nel corso degli anni hanno portato il loro contributo, aiutandolo a restituire un quadro completo dei dialetti della Pieve di Bono, ossia dei paesi di Cologna, Creto, Strada, Agrone, Por, Bersone, Daone, Praso e Prezzo. Piccoli abitati nei quali, però, si registrano delle variazioni, spesso anche molto lievi, che differenziano i dialetti parlati anche a pochi chilometri di distanza; sfumature che è stato necessario annotare con grande precisione e soprattutto grande pazienza.

“L’obiettivo del mio lavoro è stato quello di voler ricordare il modo di parlare nelle case, nei campi e sui monti fino a cinquant’anni or sono: il dialetto dei paesi della Pieve di Bono, una lingua che affonda le sue radici nella millenaria cultura contadina della nostra gente”, ha commentato Baldracchi. “Rammentare la parlata dei nostri avi ci consente di tornare con la mente e con il cuore alle nostre radici e fare così un poco della nostra storia, piccola ma di profondo insegnamento”.

Il merito principale di questo dizionario è proprio quello di aver saputo restituire, oltre alle parole e alle diverse espressioni raccolte, anche una fotografia di quello che è stato il passato di questi paesi. “Il libro è una miniera del mondo di ieri che sta scomparendo o che è già scomparso”, sono le parole con cui il professor Poletti, ha presentato l'opera. “È un mosaico che si compone col trascorrere delle parole e delle più di 250 finestre che arricchiscono e contestualizzano il repertorio lessicale. L’autore ha mirato sapientemente a fissare il ricordo di questo mondo, più che a una descrizione scientifica del dialetto. È stato fin dall’inizio consapevole che le parole erano un veicolo per arrivare a quel nostro medioevo. Baldracchi è stato molto consapevole dei nessi tra parola e storia, meglio: tra parole e piccole storie”.

Anche la professoressa Cordin, presente sabato a Pieve di Bono, ha presentato la raccolta di Alberto Baldracchi come un lessico della memoria, un’opera nata principalmente volontà di preservare dall'oblio la lingua parlata un tempo e di fermare su carta, grazie alle parole, anche momenti della storia vissuta dalla gente del posto. Il Dizionario contiene un invito, quello di continuare a parlare il dialetto, almeno in casa. Per questo, ma anche per mantenere vivi ricordi, tradizioni ed eventi che hanno segnato il passato di queste comunità, il libro è ora a disposizione dei censiti dei comuni di Pieve Bono, Prezzo e di Valdaone.

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