Degasperi, mons. Tisi:”Uomo delle beatitudini”

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“Una riflessione di alto profilo, che ci ha ricordato da vicino, nei contenuti e nei modi, la prospettiva e lo stile di De Gasperi”: l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi era in prima fila ieri alla Lectio Degasperiana del Presidente Sergio Mattarella a Pieve Tesino. A margine dell’intervento del Capo dello Stato, Tisi ha definito De Gasperi “uomo capace di abitare le parole e i gesti”. Un tema che sarà ripreso dall’Arcivescovo anche oggi, nell’omelia della S. Messa delle ore 18.00 a Borgo Valsugana, nel giorno anniversario della morte dello statista trentino, avvenuta il 19 agosto 1954. Quella di Degasperi è stata, secondo l’arcivescovo Lauro, una testimonianza di fede adulta, perché “mai stanca di cercare faticosamente la verità. Mai arrendevole. Nemmeno di fronte alla gerarchia”.   

“La fede del politico De Gasperi, cresciuta, fin dai primi passi della sua esperienza a servizio della sua comunità di origine, nella necessità di ricercare il bene comune,  prima degli interessi di bottega.  

La fede dello statista Alcide De Gasperi, costruttore di una Repubblica e di un’Europa basate su quella prospettiva altamente evangelica che è la speranza, unica virtù, anche in politica, capace  –  come ci ricordava ieri il presidente Mattarella nella sua intensa Lectio Magistralis – di mettere a fuoco un orizzonte lontano e non limitarsi a fissare il proprio confine ravvicinato”.  

“De Gasperi – ha proseguito Tisi –  è l’uomo delle beatitudini. Può sorprendere questa affermazione visto che la cifra della sofferenza, soprattutto morale, ha segnato in maniera significativa la vita dello statista trentino. Ma la beatitudine evangelica, come dimostra la vita di Gesù di Nazareth,  non coincide con l’assenza della fatica, del dolore, della frustrazione.

De Gasperi ha sperimentato, come Abramo, la solitudine. Ma, proprio come Abramo, ha continuato a camminare, forte di una fame e sete di giustizia che lo ha portato a lavorare per la costruzione di quella “civiltà dell’amore” dove i confini diventano porte aperte, le specificità risorse da condividere, le differenze opportunità. Dove l’ultima parola spetta al perdono e alla misericordia”. 

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