Le Aleppo del mondo

Nelle vie di Trento fiaccolata silenziosa nella prima giornata per le vittime delle migrazioni. Tisi: “Dall'indignazione all'accoglienza”

Piccole luci nella sera di piazza d'Arogno. La sera del 3 ottobre, ricordo del terribile naufragio dello scorso anno nel Mediterraneo, data simbolo per ricordare tanti innocenti. Nella diocesi di Trento, per iniziativa dell'Ufficio ecumenico, del Centro Astalli e delle sigle del CNCA impegnate nella Settimana dell'Accoglienza è stata una fiaccolata a richiamare oltre 500 persone nella prima giornata in ricordo delle vittime delle migrazioni. Erano presenti l'Arcivescovo Tisi, l'imam Breigheche, il sindaco Andreatta, tanti rappresentanti delle comunità di immigrati che hanno portato la loro testimonianza in due tappe simboliche: l'atrio dell'università, luogo di formazione al rispetto delle leggi e della dignità, ed il sagrato della piazza, luogo d'incontro e di confronto. Hanno preso voce così le tante Aleppo che oggi come ieri costringono gli uomini a fuggire: i siriani devastati da cinque anni impossibili, i nordafricani come Luciano in fuga nel deserto per troppi giorni, i pachistani in fuga dalla violenza e accolti qui “a braccia aperta” e tanti altri profughi o richiedenti asilo ospitati dalla comunità trentina (vedi articolo sotto). Non sono mancate invocazioni di preghiera nelle varie lingue e nelle varie fedi, sottolineate da Alessandro Martinelli con l'invito a recuperare la responsabilità di uomini e donne per formare una nuova “identità ospitante nella nostra terra” fino al Padre Nostro e all'intervento conclusivo di mons. Tisi: “Lasciamo parlare la vita e la storia di questi nostri fratelli che hanno attraversato il mare – ha detto l'Arcivescovo – sono loro la parola che dobbiamo ascoltare.

Guardiamo il loro volto, lasciamo entrare la loro storia nella nostra vita. Dobbiamo saper tirar fuori dal nostro cuore le lacrime e l'indignazione. Per essere uomini dobbiamo essere capaci di accoglienza: essa è la struttura della vita dell'uomo. Solo chi accoglie può essere chiamato vivente. Partiamo da qui col silenzio di chi contempla la sofferenza, la fa propria, ma poi cambia la propria vita e diventa uomo con le mani aperte, capace di frequentare i volti dei nostri fratelli, compagni di strada. Altrimenti non abbiamo futuro né speranza. Grazie ai nostri fratelli che raccontandoci la loro storia di dolore ci chiamano al cambiamento, all'accoglienza.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina