Non abbiamo bruciato le caravelle

Presenza che continua ad essere stimolo per una Chiesa di Trento tutta missionaria

“No, non abbiamo bruciato le caravelle. Alla fine, non l'abbiamo fatto, anche se la tentazione era forte. E' vero: ogni giorno abbiamo dato fuoco alle caravelle delle nostre certezze, della sicurezza del ritorno, della nostra indolenza, dei nostri egoismi. Ma, come il nostro incontrarci in questi giorni a Maceiò per confrontarci tra di noi, per ragionare sul senso della nostra missione e, perché no, pure per ricaricaci umanamente e spiritualmente, siamo oggi più che mai convinti che la nostra presenza qui, in America Latina, ha ancora molto da dire alla Chiesa di Trento che ci ha inviati come dono della fede – fidei donum – chi dieci, chi venti, chi trenta, chi perfino quaranta o cinquant'anni fa”. Con accenti diversi, è questa la sintesi che i missionari trentini in America Latina fanno della settimana trsscorsa a Maceiò, nello Stato di Alagoas, in Brasile, dal 31 gennaio al 6 febbraio 2017.

Ospiti di suor Miriam Zendron, provinciale delle Figlie del Sacro Cuore, presso il confortevole Recanto Coracao de Jesus, i missionari trentini – una trentina, provenienti da Bloivia, Ecuador e Brasile, sacerdoti diocesani, religiosi e religiose, laici e laiche – hanno voluto lasciare un segno tangibile di quanto elaborato nelle sessioni plenarie e nei gruppi di lavoro, consegnando, al termine del loro incontro, una lettera alla comunitè cristiana trentina.

Nel loro documento i missionari evidenziano alcuni spunti emersi dalle loro riflessioni, sollecitate anche dagli interventi puntuali e stimolanti dell'esperta Maria Soares de Camargo, già consulente della Conferenza dei vescovi brasiliani sulla pastorale sociale, chiamata a precisare meglio il tema della Settimana “Laici e laiche nella Chiesa e nella società”; offrono elementi di riflessione utili anche alla Chiesa trentina, che come tutte le comunità cattoliche ha bisogno di cambiamenti per incamminarsi verso un necessario ringiovanimento; e pongono interrogativi che esigono risposte.

"La storia delle nostre vite – scrivono tra l'altro nella loro lettera – è cambiata profondamente dai tempi della nostra venuta, però c’è un filo conduttore che tiene insieme questa avventura di fede, di speranza e anche di incertezza. Volti rivisti. Parole ribadite. Il tema scelto ci ha avvicinati tra noi, e forse ci farà più attenti anche al vostro cammino di Chiesa trentina”. La lettera prosegue poi spiegando meglio il tema sul quale ci si è concentrati e le nuove sfide che questo percorso comporta: "E' urgente la convocazione dei diocesani in missione, dei laici e laiche, delle religiose e religiosi. Sembra arrivata l’ora di riflettere senza paura sui ministeri della Chiesa. Ecco la chiamata ad essere credenti laicamente nel mondo”. Tutto ciò si traduce nell'esigenza di essere realmente una Chiesa “ospedale da campo”, di essere una Chiesa in uscita, come ama ripetere papa Francesco: “Siamo di nuovo convocati – proseguono – ad uscire: sulle strade della città, dei vicoli della droga, nel mondo del lavoro, come abbiamo ascoltato in questi giorni". Un altro punto fortemente ribadito dai missionari è il necessario superamento della gerarchizzazione odierna della comunità cristiana, per arrivare ad una Chiesa in cui tutti si sentano partecipi e attivi. E' necessario perciò che i laici siano realmente presenza attiva, senza dipendere come in passato e in parte anche oggi dalla gerarchia, e che che ci sia la volontà di incamminarsi su questo percorso da entrambe le parti: il clero lasci il più possibile spazio ai laici e si metta al servizio del popolo di Dio, i laici sappiano utilizzare al meglio questo spazio per rendere la propria fede attiva e feconda.

A Maceiò è stato ribadito anche il valore della presenza – che si manifesta anche attraveso i volti e le mani dei missionari – di una Chiesa che si fa povera, per essere pienamente con e per i poveri, capace di essere accanto in tutte quelle situazioni dove è negata l'umanità stessa della persona: i carcerati, i tossicodipendenti, le bambine e le ragazze madri. Situazioni di frontiera che vedono i missionari trentini impegnati in prima persona, anche a costo del rischio personale. Lo aveva ribadito don Beppino Caldera, direttore del Centro missionario di Trento che ha promosso questo appuntamento: la missione è mettere le mani nella vita della gente. Come si traduce oggi tutto ciò nel mondo globalizzato e delle nuove tecnologie digitali? la sfida per la Chiesa non è tanto quella di confrontarsi con questa o quella cultura particolare, ma, come ha rimarcato la dott. de Camargo, ma con la tecnologia digitale che è, a tutti gli effetti, una nuova cultura globale. Come parlare di Gesù in questa realtà immersa nella tecnologia? Anche qui il ruolo dei laici e delle laiche è cruciale, purché siano pienamente consapevoli della loro dignità di battezzati e siano disponibili a mettere i loro carismi a servizio della Chiesa intera.

L'incontro biennale a Maceiò si è rivelato, in definitiva, molto di più che una semplice, anche se importante, occasione per fare rifornimento (“E' la nostra 'gasolina', la nostra benzina nel serbatoio", aveva efficacemente fatto sintesi suor Gisella Dellagiacoma, 90 anni, missionaria salesiana in Ecuador). Lo rivela il dibattito franco e sincero al termine della panoramica sulla situazione della Diocesi di Trento offerta dal vicario generale, don Marco Saiani, e dal direttore del Centro missionario, don Beppino Caldera. I loro interventi hanno suscitato interesse e domande, in particolare sullo stile del nuovo vescovo Lauro Tisi, votato a una forte collegialità delle decisioni, e sull'organizzazione delle parrocchie e delle unità pastorali (aggregazioni di più parrocchie), che in futuro necessiterà di una maggiore responsabilizzazione dei laici. La discussione ha poi raccolto osservazioni e riflessioni sulla presenza dei missionari fidei donum e sul loro ruolo in una realtà sociale ed ecclesiale profondamente mutata anche solo rispetto al precedente appuntamento, nel 2015 sempre a Maceiò. Salutandosi, al termine della loro ricca settimana, i missionari trentini hanno assunto l'impegno di continuare il confronto, tra loro e con la Diocesi e la comunità cristiana di Trento: allo scopo, si pensa di attivare un luogo virtuale dove far convergere ulteriori riflessioni, documenti, esperienze. Non, le caravelle non sono state bruciate.

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