La Quaresima come esodo: un itinerario di libertà e servizio

L’esperienza biblica che meglio esprime il percorso quaresimale è quella dell'Esodo: un itinerario dalla schiavitù alla libertà. Questo il tema che guiderà gli incontri di lectio divina proposti anche quest'anno nelle domeniche di Quaresima dalla comunità monastica dell'Eremo San Giorgio, con la lettura di alcuni testi biblici che aiutino a “comprendere le vie della libertà e del servizio”. La lectio comincia alle ore 16; seguono il silenzio (ore 16.40) e i II vespri (ore 17). Il primo appuntamento è domenica 5 marzo (in loc. Eremo Rocca I, Bardolino VR): “Lech lecha… Esci dalla tua terra o esci in te stesso? (Genesi 12)”.

La liturgia del tempo quaresimale, volto a rivivere il senso del nostro battesimo, è improntata a preparare il “passaggio” dall’Egitto alla Terra Promessa, dalla morte alla vita redenta (“passaggio” è proprio uno dei sensi del termine “Pasqua”, cf. Es. 12,27) che ha il suo culmine nella Veglia Pasquale. Un percorso non privo di difficoltà e di prove, perché è itinerario e insieme tempo di iniziazione per instaurare una relazione di dedizione e di servizio.

L'Esodo è stato la difficile scuola ove Israele ha compreso che cosa significa appartenere a Dio come suo popolo e come suo figlio, in una relazione che si iscrive nella dimensione della appartenenza, dunque del servizio, ma protesa verso la libertà dei figli.

La Quaresima può essere intesa anch’essa come itinerario di liberazione verso una terra promessa, si diceva: gli esodi che definiamo "biblici" nel nostro tempo ci aiutano forse a pensare che cosa comporti il processo di liberazione e per contrasto che cosa significhi una condizione di schiavitù e di soggezione da cui si ambisce di essere liberati. Forse il nostro tempo ci ripropone con crudezza inaspettata esodi che credevamo fuori dall’orbita della nostra esperienza concreta, i quali fanno irruzione con la loro crudezza e la loro complessità: ciò ci spinge non certo ad escludere la lettura spirituale dell’esodo, come tutta la liturgia di questo tempo ci invita a fare, ma a ricollocarla nell’ambito di una storia più ampia e che ci coinvolge.

Dunque parlare di Quaresima come Esodo non è solo parlare per metafora, per comprendere da quali schiavitù interiori e morali si tratta di essere liberati: idolatrie, soggezioni al piacere fine a sé stesso, egoismi privati e collettivi, desideri di dominio e di violenza sugli altri. Non c’è liberazione spirituale senza una attenzione alle schiavitù e alle oppressioni fisiche e morali. Altrimenti l’idea di terra promessa può sconfinare nel sogno utopico di un mondo da paese dei balocchi.

Ma abbiamo parlato anche di itinerario alla scoperta del servizio: il popolo di Israele, che fugge una condizione di schiavitù, in realtà non trova una libertà assoluta e astratta, ma paradossalmente scopre che essa si configura come alleanza con Dio, per cui si deve coniugare con l’obbedienza alla Torà, che ne fissa i termini e i vincoli. La libertà si vive nella osservanza della legge e nella dedizione a chi ha stabilito questo legame non pattuendolo, ma rendendolo possibile: “faremo e obbediremo/ascolteremo” (Es. 24,7), dice il popolo sul Sinai, mettendo in luce che il servizio non è obbedienza intesa come pura esecuzione di un comando, ma un agire nell’ascolto, dunque per rafforzare una relazione fondata sulla fiducia e sulla gratitudine amorosa.

Anche da questo punto di vista il nostro tempo, riottoso alle regole e orfano di autorità autorevoli, ci mette in questione: solo una prospettiva di servizio a Dio e all’uomo, solo un ascolto fedele e disponibile della Parola può dare un senso a un’obbedienza che non sia soggezione da schiavo, ma dono di sé gratuito e leale, e quindi espressione di libertà e di dignità.

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