La fraternità che può piacere ai giovani

Lo ha definito “un minuscolo saggio narrativo”, ma le ottanta paginette pubblicate con Ancora Editrice da fratel Ruggero Valentini, collaboratore di Vita Trentina, offrono invece un contributo schietto e originale sul delicato rapporto fra giovani e Chiesa. Dettate dall’esperienza diretta vissuta in tutto il mondo anche come generale dei Concezionisti dell’Istituto Padre Monti, le riflessioni di fratel Ruggero, trentino d’adozione e lombardo di nascita, partono dai desideri e dai progetti dei giovani di oggi per sottolineare quegli “stili di vita” che la fede in Cristo anche oggi può dare risposte alla loro ricerca.

L’indicazione di fratel Ruggero, centrale nel lavoro preparatorio al Sinodo dei vescovi sui giovani che si terrà nel 2018, è quella di puntare ad un reale protagonismo giovanile, non di facciata, lasciando che siano i giovani stessi i protagonisti di forme di innovazione dentro la Chiesa. E’ singolare, ma non forzato, che questa dinamica si ritrovi già nell’esperienza che nel 1842 vide l'educatore brianzolo Luigi Monti dar vita assieme ad una comunità di coetanei ad un’esperienza ecclesiale – simile per tanti aspetti a quella del martire altoatesino Josef Mayr Nusser – denominata Compagnia dei frati, davvero alternativa nella sua radicalità evangelica e nella sua pratica della carità fra i poveri,

Sovrapponendo i valori guida di quella storia ottocentesca – ripercorsa senza intenti agiografici o “proselitistici” – sul tortuoso cammino dei giovani di oggi, fratel Ruggero delinea le priorità da perseguire e, fra le righe, anche gli errori da non ripetere. L’insistenza va sul valore della fraternità come caratteristica della proposta cristiana: una “fraternità che piace” ancora oggi, che può diventare scelta di vita personale e comunitaria, coraggiosa e mitemente rivoluzionaria, ravvisabile anche in qualche forma di nuove aggregazioni giovanili. Valentini spende qualche pagina anche ad auspicare una comprensione più chiara del valore della fraternità negli istituti religiosi (talvolta penalizzata dall’insistenza sul sacerdozio) e di quella santità e popolare tanto diffusa anche nelle periferie ecclesiali. Le riflessioni di fratel Ruggero, vivaci nella scrittura e ispirate sempre da un forte senso ecclesiale, meriterebbe anche qualche confronto nella nostra comunità, da dove partì quel fratel Emanuele Stablum, solandro, che viene presentato come un testimone prezioso del carisma montiano.

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