L’anno “serafiniano” in Primiero

“Siate come gli Angeli in contemplazione della Trinità, messaggere di carità al servizio dei fratelli”. È questo uno dei messaggi lasciati da suor Serafina Micheli, la beata di origine primierotta di cui si è ricordato il 2 agosto i 150 anni dal mandato – nella chiesa di Imer per ispirazione della Vergine Immacolata – di fondare una nuova congregazione religiosa.

E’ stata l’occasione per promuovere nel decanato di Primiero “L’anno serafiniano”: una serie di celebrazioni e manifestazioni religiose e culturali, per far conoscere il carisma di questa religiosa; si concluderanno il 10 settembre con una solenne celebrazione eucaristica. La spiritualità è una costante che abbraccia tutta la vita di Serafina Micheli e che “la condurrà all’unità tra la sua volontà e quella di Dio”. Gli scritti e le testimonianze ci rivelano una persona aperta alla bellezza della natura, agli affetti familiari, agli interessi della chiesa, dotata di una grande capacità di concentrazione, di riflessione sul mistero e di attenzione profonda al piano divino. Dal giorno dell’apparizione mariana, la vita di Clotilde fu un continuo peregrinare fin quando non incontrò il vescovo di Caserta il quale le diede il consenso di fondare, a Faicchio, l’Istituto delle Suore degli Angeli adoratrici della Santissima Trinità.

Nella sua incessante conversione, il disegno di Dio diventerà appello all’universale compassione verso ogni fratello, verso i più bisognosi che ella vuole servire, a imitazione degli Angeli. E così suor Serafina offre il suo lavoro, umiliazioni, disagi, sacrifici, mortificazioni, e tutto con amore e umiltà per Gesù. Ecco quanto diceva: “Gesù è in cammino e io devo seguirlo; ogni dubbio, rifiuto, difficoltà, mi fa chiedere di più, mi apre a una speranza, a un’attesa per cui non posso adagiarmi, ciò che importa è la via, l’Amore che trionfa su tutto”. La sorella Fortunata racconta nel suo manoscritto: “Passava buona parte della notte in ginocchio pregando e, quando stanca era oppressa dal sonno, si prostrava distesa sul pavimento e così prendeva un po’ di riposo”. E ancora: “Era sempre amorevole e affabile, sebbene dignitosa, ispirava fiducia in quanti l’avvicinavano. Di carattere virile, vivace, fece sempre violenza a se stessa per vincersi”. Quando era ancora giovane, spesso otteneva dalla mamma di passare intere giornate e notti a pregare in chiesa. Ebbe una grandissima devozione verso “Gesù Sacramento” e il tabernacolo che erano il suo centro, “la calamita potente del suo cuore, la fornace ove si infiammava e attingeva lumi e conforto”. La beata, alla maniera degli Angeli, “fu anche un’anima essenzialmente apostolica”. La sua carità per il prossimo andò di pari passo con la sua carità per Dio; si privava anche del suo cibo per darlo ai poveri e agli infermi. Non va dimenticato, poi, il suo grande amore per la “Madonna, Regina degli Angeli”, che considerava la vera fondatrice del suo ordine religioso. Infine, suor Serafina soffrì molto per le incomprensioni patite anche all’interno del suo stesso istituto, e il 21 marzo 1911, consumata dalle sofferenze fisiche, morì nella Casa di Faicchio, dove è sepolta.

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