“Impariamo a stare nelle loro domande di senso”

I consigli di Andrea Monda e Sergio Cicatelli ai docenti trentini: narrazione e arti visive per entrare in sintonia, essere testimoni di gioia, partire da se stessi

"Il volto, il nome, il corpo: tutto ci dice che la relazione è ciò che caratterizza la nostra umanità. Non vediamo il nostro volto, lo troviamo riflesso in quello dell'altro; non ci chiamiamo, sono gli altri che dicono il nostro nome e nello stringere la mano di un altro ci accorgiamo che c'è un incastro perfetto. L'uomo stringe legami, senza di essi non viviamo e religione e relazione indicano due realtà strettamente connesse. Il credo cristiano, fondato sul dogma dell'incarnazione, ha nel suo cuore pulsante il concetto di relazione".

È uno dei numerosi spunti di riflessione offerti dal docente di religione Andrea Monda, noto per il docu-reality di Tv2000 "Buon giorno professore", che racconta l’ora di religione in una classe di scuola superiore, emerso durante la due giorni dedicata all'"Essere insegnanti nella complessità alla scuola dell’Evangelii Gaudium". Il corso di formazione per gli insegnanti di religione cattolica del Trentino ha approfondito il tema attraverso il confronto col documento di Papa Francesco il 7 e l'8 settembre scorsi, nell'aula magna del Collegio Arcivescovile di Trento.

"Siamo punti di riferimento per gli studenti – ha detto Monda – e dobbiamo farci trovare anche perché, essendo la nostra materia facoltativa, veniamo scelti. Parliamo delle domande di senso che hanno dentro di loro e che perciò suscitano interesse. La parola stessa significa "stare dentro": ci poniamo all'interno del nostro e del loro cuore, e questo è il primo passo per instaurare una relazione profonda, intensa". Ma come si entra in sintonia? "Narrazione e arti visive sono via preferenziale all'educazione, lo sono state anche per l'evangelizzazione. La letteratura è simile ad un laboratorio fotografico dove si elaborano immagini e si mettono a fuoco le esperienze, diventando così fonte di luce. È anche esperienza dolorosa, ma la ferita è apertura necessaria per la crescita e le arti esistono per svegliare e mantenere in vita il sentimento della meraviglia". Gesù è stato un grande narratore di storie senza elencare precetti morali o filosofici ma parlando in maniera parabolica, interpellando coscienza e libertà: "Il testo del Vangelo non è informativo, ma performativo, ci trasforma. Anche noi professori dobbiamo essere parabolici e creare spazio per l'incontro: diventiamo credenti all'interno di relazioni significative". Recentemente Papa Francesco ha detto che si diventa predicatori di Gesù non affinando la retorica, ma custodendo negli occhi il luccichio della vera felicità. "Solo se abbiamo gioia in noi – ha concluso Monda -, possiamo trasmetterla e la sfida più grande è quella di testimoniare un senso di fratellanza perduto, quella fraternità capace di mitigare gli eccessi di un'uguaglianza che mortifica le differenze e di una libertà che diventa arbitrio e sopraffazione".

Come si può coltivare passione e curare la professionalità docente? È partita da questa domanda la riflessione di Sergio Cicatelli, uno dei più autorevoli esperti sull'insegnamento della religione cattolica in Italia, che della legge 107 sulla Buona scuola ha salvato solo la previsione della formazione obbligatoria permanente per i docenti: "La buona scuola la fanno gli insegnanti, non una migliore edilizia scolastica o gli strumenti tecnologici a disposizione. Per essere buoni insegnanti occorre interrogarsi sulla natura della scuola, il cui compito è educativo e non quello di essere un'agenzia occupazionale o un luogo di custodia, e tornare alle finalità profonde di questa professione, che è quella di promuovere la formazione e la crescita della persona, parola che nella legge non è mai citata". Per capire dove andare, conta sapere chi siamo: "Quella degli studenti – ha commentato Cicatelli – è una domanda di affetto e di incontri significativi più che di cultura, di senso più che di istruzione, di autenticità più che di efficienza, perciò occorre investire sugli insegnanti più che sulle strategie organizzative".

La mattinata si è conclusa con la Messa celebrata in Duomo dall'arcivescovo Tisi che, nel giorno della natività di Maria, ha indicato il suo peregrinare nella fede come esempio da seguire: "Maria darà alla luce un figlio, e questa è la vostra mission: far nascere la voglia di vivere e la consapevolezza che ognuno di noi è progettato per essere uomo del regno di Dio. L'incontro con l'altro può ferire, ma è una ferita salutare: l'altro è mia salvezza e benedizione, senza di lui sono solo". La due giorni, introdotta dalla lettura della Evangelii Gaudium offerta da padre Ermes Ronchi, si è conclusa con l'intervento di Stefania Falasca, giornalista di Avvenire, sulla figura di papa Giovanni Paolo I, identificando i tratti della gioia evangelica nella sua biografia.

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