L’ultimo treno

Il Tunnel del Brennero rappresenta una opportunità per il Trentino: ne è convinta Confindustria Trento, che ha invitato al confronto tecnici e amministratori pubblici per fare il punto sul progetto e sui lavori

Il Tunnel del Brennero, la galleria ferroviaria che collegherà Fortezza a Innsbruck, è per valore economico e impatto sui flussi delle persone e delle merci l’infrastruttura più importante degli ultimi anni. Molte delle tratte di accesso saranno realizzate proprio sul territorio trentino, modificandolo in modo irreversibile. Eppure in Trentino si parla ancora poco di questo progetto, il cui impatto nelle tratte urbane di Trento e di Rovereto può essere paragonato allo spostamento del letto del fiume Adige nel 1858. Se ne parla poco, eppure quest’opera, che al di là del Brennero è già in significativo stato di avanzamento, può rappresentare una grande opportunità per le ricadute sulla comunità e sulle imprese locali. La pensa così Confindustria Trento che martedì scorso 19 settembre a Palazzo Stella ha invitato al confronto tecnici e amministratori pubblici per fare il punto sul progetto e sui lavori.

Una prima occasione di dibattito che si è rivelata più che utile, necessaria, dal momento che ha fatto emergere la disponibilità di RFI – Rete Ferroviaria Italiana a sedersi a un tavolo di confronto tecnico per sciogliere con gli interlocutori istituzionali, Comune di Trento e Provincia Autonoma, i nodi ancora irrisolti, il più spinoso dei quali resta l’attraversamento di Trento. Come era emerso fin dalle prime battute introduttive della tavola rotonda dalle parole di Enrico Zobele, vicepresidente di Confindustria Trento: “L’opera può migliorare la qualità della vita dei cittadini e la competitività delle imprese, ma occorre che si faccia una seria riflessione sui tracciati e sugli interventi che si dovranno realizzare in Trentino”, aveva detto aprendo i lavori.

Ezio Facchin, commissario straordinario del Governo per le opere di accesso al Tunnel del Brennero, ha parlato dello stato di avanzamento dei lavori, con dovizia di cifre, sottolineando che un progetto così “complesso, articolato, difficile” richiede di pianificare le tratte di accesso “in un’ottica di lunga portata” (“non si esaurirà in 10-15 anni, ma in 20 o 30”), valutando con serietà quali siano gli interventi più interessanti da adottare. Ma, ha rimarcato, bisogna decidere subito, “perché siamo già in ritardo”. Il primo tratto, tra Fortezza e Ponte Gardena, è stato pianificato perché i cantieri possano partire nel 2020 e possa essere aperto all’esercizio insieme alla galleria di base del Brennero. “Abbiamo gli stessi obiettivi per gli accessi di Verona. Per quello che riguarda il terzo lotto Trento-Rovereto, è presto per dire se verrà realizzato tutto o solo in parte”.

Che sia ormai giunto il tempo delle decisioni è emerso con certezza anche dalle parole di Aldo Isi, direttore investimenti di RFI – Rete Ferroviaria Italiana, che ha ribadito la necessità di chiudere la fase progettuale risolvendo il problema dei bypass ferroviari di Trento e Rovereto. E qui ha calato l’offerta di aprire un tavolo tecnico “per risolvere le criticità” e vincere la sfida di arrivare puntuali.

Offerta subito raccolta dal sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, (“E’ una bella notizia per la nostra comunità”), che ha ricordato l’adesione convinta dell’amministrazione comunale all’opera, “pur con qualche perplessità superabile” (come l’ipotesi di portare a Trento nord la stazione ferroviaria), ma ha richiamato anche il documento di indirizzo portato in Aula a marzo, dove si afferma che è impensabile qualunque scelta separata da un ragionamento complessivo sulla mobilità.

Opportunità per il Trentino? Concorda con l’impostazione data da Confindustria Trento al dibattito l’assessore provinciale alle infrastrutture e all’ambiente, Mauro Gilmozzi, che puntualizza: siamo di fronte a un’occasione straordinaria per la riqualificazione urbanistica del territorio, purché “il Trentino sappia mettersi di traverso”, senza sentirsi solo territorio di passaggio. “Qui non si tratta solo di pensare dove far passare le merci, ma anche di fare della stazione di Trento una stazione di respiro internazionale. E, con l’interramento, di liberare la superficie dall’ingombro che oggi il treno rappresenta ricongiungendo parti della città: un’occasione di valorizzazione anche immobiliare”, precisa ai microfoni di radio Trentino inBlu. Gilmozzi ha ricordato gli investimenti importanti della società Autostrada del Brennero su questo corridoio (600 milioni di euro) e che, se arriverà il rinnovo della concessione, c’è un “tesoretto” di altri 1.200 milioni di euro da investire su questa infrastruttura.

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