Breviario di umanità

Nei versi del poeta campano una riflessione intima sulla vita che diventa prova di grande maturità

C’è, nel volume “Rinascere da vecchi” (Puntoacapo editrice, 2017) del campano Gianfranco Lauretano, così come in tutta la sua poesia, qualcosa di intimo, riservato, eppure di tutti e per tutti, rivolto ad un Tu capace di accogliere, ma anche ad un Tu distratto richiamato e accolto dentro una parola chiara e semplicemente umana. Un dialogare cuore a cuore, lontano dall’esibizione, dal cerebralismo.

Fanno pensare a una musica da camera questi suoi nuovi versi, pacati e carichi di pulsante sentire. Perché questa poesia intende stare, come evidenzia Giancarlo Pontiggia in terza di copertina “per la sua intransigenza, la sua severa necessità, la sua spoglia determinazione al centro della nostra vita, nel punto in cui qualcosa di essenziale e di decisivo si va annunciando”.

E se è vero che, sempre la poesia origina da una ferita, questa di Lauretano non sanguina più, i bordi lacerati sono stati medicati dal balsamo del tempo, della comprensione, producendo questa prova della maturità (dei cinquant’anni) che è un vademecum per la vita, un breviario di umanità.

Lauretano è uomo della tessitura, non dell’impazienza, del fuoco lento piuttosto che del fulmine. La sua poesia si fa così più concreta e puntuale, nella lingua il suono aggancia il senso e il senso il suono, attivando l’intera esperienza di uomo: percezioni, sensibilità, ragione, sogno, corpo, immaginazione.

Basta leggere alcuni versi da “L’epoca”: La pineta di Cervia non è più/la foresta profumata e misteriosa/che Dante mette in cima al purgatorio…//è un luogo dove anche noi/abbiamo svezzato figli/via dalla calura meridiana della spiaggia…//Un grande amico era con noi, tra passeggini e gelati/e ora ha cambiato ubicazione.

Sono un inchino fatto alla sua Romagna, che diventa luogo dell’anima. Un gesto poetico, il suo, come possibilità di mettere a fuoco la vita e raccontare di come la scintilla tra realtà e parole può scattare in qualsiasi momento. Basta leggere da “Città”: Vagano due vecchi nella casa piccola/trascinano i piedi e gli ultimi anni/preparano senza fretta la cena/versano il brodo con strana attenzione/sbucciano meticolosamente la mela…dove i verbi d’inizio dei quattro versi in sequenza – vagano trascinano preparano sbucciano – mostrano nella lentezza dei gesti una storia che palpita, dove il battito è insieme ritmo e aritmia, tanto più se i due vecchi sono persone care.

Nella seconda sezione del libro Gianfranco Lauretano vuole metterci a parte del suo viaggio in Russia per dirci come esso gli ha cambiato la vita rinnovandola di nuovi slanci; “Per troppi anni ti ho trascurato/mia giovinezza, unico ritratto/sola chance di non morire/data alle mie parole, tu c’eri/anche se giocavo a fare il vecchio/vivificando i racconti antichi/in una resurrezione di parole/fioritura stupefacente di mandarini/in un giardino di Russia”.

Così, alla domanda di Nicodemo “Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”(Giovanni 3, 4) il poeta risponde senza esitazione “Nascere come Nicodemo, da vecchi, come dal sudario del tempo si può/ – glielo domanderei ma so già la risposta/…anzi Nascere da vecchi/non solo è possibile – è l’unica cosa possibile. Da qui l’originale, meditato, coerente titolo del libro.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina