L’AC e l’opzione dei poveri

Nella Giornata unitaria col Vescovo Lauro il richiamo forte ad “essere carità”

Domenica 28 gennaio in Seminario a Trento l'Azione cattolica trentina ha messo in campo gli “Scatti di Pace” a favore dei poveri, attraverso l'incontro con il Vescovo Lauro, con Roberto Calzà della Caritas diocesana e con il gruppo “Amici del Sermig” di Mori.

Circa 100 tra ragazzi, adolescenti, giovani e adulti di Azione cattolica provenienti dai 19 gruppi sparsi sul territorio trentino hanno concluso il Mese della Pace (così viene definito il mese di gennaio, che prende l'avvio dal Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace) in una giornata di festa, riflessione e confronto sul tema della povertà, affrontato dai soci di ogni età con stili e modi diversi, mettendo al centro la dignità dei poveri e la ricchezza che possono portare alla vita sociale e della Chiesa.

Nella Santa Messa del mattino l'Arcivescovo ha subito puntualizzato che i cristiani non sono chiamati a “fare” la carità, ma ad “essere carità”. Nel successivo confronto con adulti e giovani, ha ripreso l'icona evangelica dell'anno associativo (il “Tutto quanto aveva per vivere” che la vedova ha gettato con fede nel tesoro del tempio) per affermare che «carità è portare Dio dentro l'esistenza, vivere fuori di noi dando tutto quanto abbiamo per vivere. Essere fuori di sé è l'unico modo per essere se stessi; “è fuori di sè” (vedi Mc 3, 21) è il nome di Dio, è il nome del credente, è il nome della pace. La pace infatti si costruisce andando fuori di sé… solo così si è liberi e non telecomandati». Con parole limpide e incisive ha affermato che «l'opzione preferenziale per i poveri non è un piano pastorale, ma è il Dna della Chiesa, è il Vangelo; non possiamo prescindere da questo, è nella struttura esistenziale del credente… La Chiesa non è perfetta, ma “semper reformanda”: riceve luce ma non è la luce, è una “Chiesa luna” e dal sole prende la luce e la riflette. Non è la Chiesa dei puri e dei perfetti, che ha raggiunto il suo traguardo e non fa più niente; è la “Chiesa dei feriti che camminano”; come dice Papa Francesco, è “ospedale da campo”». Il Vescovo Lauro ha tratteggiato a rapide pennellate la “Chiesa povera per i poveri” come «Chiesa sorridente, camminante e creativa». Nel successivo incontro con i ragazzi dell'Acr, ha raccolto le domande semplici ed esigenti dei bambini e ha ascoltato il loro racconto della povertà come mancanza di soldi, amicizie, salute e istruzione.

Roberto Calzà ha puntato l'attenzione verso la necessità di «incontrare la storia delle persone»: conoscere le capacità e le risorse da valorizzare, quello che ognuno può fare per aiutare se stesso e gli altri; e «la prima cosa da fare è informarci e informare bene parenti, amici e conoscenti; è una sfida… che si può vincere». Il direttore della Caritas trentina ha affermato con serenità e forza: «È importante non essere ingenui con chi ci suona alla porta: no all'accoglienza merceologica, sì al dialogo… Dobbiamo farci gli affari degli altri – con rispetto e reciproco sostegno – perché curare i rapporti tra le persone rende possibile dare una mano con spontaneità. Coltiviamo quelle relazioni sane che ci salvano!».

Nella testimonianza dell’esperienza di pace e accoglienza del Sermig sono emerse poi le forme di povertà che percepiamo e, tra queste, la povertà e la risorsa da valorizzare dei giovani. Nella consapevolezza che insieme si cresce e che i testimoni credibili sono quelli che sanno dire Sì e che possono cambiare il mondo, ad ogni età, nella misura in cui mostrano la luce nel buio e fanno brillare il Bene.

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