Il Cermis piange i morti per l’insipienza umana

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Nel giorno del 20esimo anniversario il paese di Cavalese oggi, ancora una volta e in modo corale, commemora la strage del Cermis.

Era il 3 febbraio 1998 quando un caccia americano decollato dalla base Nato di Avianao, volando a bassa quota senza rispettare i divieti previsti, tranciò i cavi della funivia provocando la morte di venti persone: tutte cittadine di Stati europei, tra cui il manovratore Marcello Vanzo, di Cavalese, e due donne altoatesine. Una tragedia che poteva essere evitata e per cui i colpevoli sono rimasti impuniti. L’allora presidente degli Stati Uniti Clinton si scusò con il governo italiano, ma non concesse ai quattro marines di essere giudicati in Trentino. I piloti furono infatti condannati soltanto per la distruzione del video amatoriale. Ai familiari delle vittime un risarcimento di 2 milioni di euro ciascuno.

Nessun colpevole. Una tragedia annunciata. “Si poteva evitare, erano frequenti gli aerei sotto i fili, tra gli alberi e il cavo – ricorda l’allora parroco di Cavalese, don Renzo Caserotti, che denunciò fin da subito le responsabilità anche di chi permetteva voli a bassa quota. Vent’ anni anni dopo rimane ancora aperta una doppia ferita per il dolore per la morte e l’ingiustizia per l’impunità dei colpevoli”. (Ascolta audio qui sotto

Nella chiesa dell’Addolorata al Parco della Pieve questa mattina è stata celebrata una messa di suffragio delle vittime, è seguito nel cimitero un momento di raccoglimento e di preghiera in ricordo anche della prima tragedia, quella del 9 marzo del 1976. Allora fu un errore di manovra a causare la rottura del cavo portante. La cabina della funivia fu disintegrata dal pesante carrello e dall’ammasso di lamiere furono estratte 42 vittime. 

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