La gioia e il peso di essere figli

Siamo sempre figli di qualcuno e dunque siamo debitori verso chi ci ha messi al mondo. Essere figli è anche un'eredità, che può essere accolta o rifiutata, andando dispersa. Numerosi spunti di riflessione sull'"Essere… figli", primo tema della nuova edizione della Cattedra del confronto dedicata a figli, madri e padri, sono stati offerti dalla biblista Marinella Perroni e dal latinista Ivano Dionigi nell'incontro di apertura del percorso di riflessione, giunto al decimo anno, promosso dall’Ufficio diocesano Cultura e Università in collaborazione con un gruppo di docenti dell'Ateneo di Trento, svoltosi lunedì 5 marzo in una gremita Sala della Cooperazione in via Segantini, a Trento.

"Essere figli è una condizione che ci accomuna tutti – ha detto nel saluto introduttivo don Andrea Decarli, direttore dell’Ufficio diocesano Cultura, ringraziando quanti in questi dieci anni hanno reso possibile l'appuntamento e tutti i relatori intervenuti -, ed è caratterizzata da due elementi: l'origine e l'eredità. Qualcuno ci ha donato la vita, poi si diventa figli e si impara a vivere da figli, passando, con il tempo, dall'essere accuditi all'accudire". Ma, come cambia l'esperienza della figliolanza rispetto al passato? Si eredita anche una terra e una cultura e ognuno deve gestire questo rapporto, ancora più complesso quando ci confrontiamo con figli che hanno dovuto lasciare la terra natale per vivere in una patria che non è la loro. Infine, nell'esperienza di fede del Cristianesimo essere figli significa essere figli di Dio e quale valore ha questa relazione filiale?

Le domande del pubblico

L'approfondimento su un tema che incrocia aspetti educativi, psicologici e sociologici è stato arricchito dalle domande della sala, introdotte da un breve video con spezzoni tratti da alcuni film sull'argomento. Se ai figli spetta la responsabilità di prendersi cura dei genitori, in questo compito è ravvisabile un significato di redenzione del peso che ciò comporta? Come si può invertire l'ordine di posizione tra maestri e ministri? Come intendere la disarmonia del mondo di oggi?

"Di generazione in generazione – ha risposto Marinella Perroni -, ogni generazione viene redenta da quella successiva, non perché sia migliore, ma perché c'è sempre qualcosa da sanare: le relazioni devono curare, altrimenti non hanno senso, e redimere nel senso di ricostituire. La sensibilità per la disarmonia è una risorsa: la fragilità, l'asimmetria sono ciò che caratterizza la condizione umana, qualcosa da considerare non come perdita ma come ricchezza". "Per avere maestri al posto di ministri occorre un Paese più colto – ha commentato Dionigi -: chi ha il compito di guidarci deve avere il senso del destino degli altri, riscoprire il noi che ci rende uomini responsabili. Il mondo ha perso centro e misura: siamo noi a essere fatti così, centrati e scentrati, misurati e immensi. L'uomo può risolvere tutti i problemi, tranne quello della morte, perciò rimane problema lui stesso. Il pensiero tecnico-scientifico è progredito al punto che, pur essendo imperfetti e finiti, abbiamo costruito macchine che ci superano e durano: in ciò sta la contraddizione che crea lo squilibrio, mentre il pensiero filosofico procede a rilento. Per tornare a essere uomini liberi c'è necessità di umanesimo, e di fronte al deficit di pensiero occorre riscoprire l'ars interrogandi e il primato della parola. La scuola purtroppo è una realtà tormentata, affetta da una malattia infiammatoria, la riformite, ma ai giovani dico di essere rigorosi, di osare e di impegnarsi in politica".

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