I consigli angelici contro le fake news

Cosa c’è di falso nelle notizie false? E cosa c’è di vero? Queste le domande su cui ha riflettuto mercoledì scorso Federico Puppo, docente di filosofia del diritto all’Università di Trento che, con Filippo Ceretti e Umberto Folena, sono stati protagonisti dell’incontro dal titolo “La verità vi farà liberi”, organizzato dall’Ucsi di Trento e dall’Ufficio diocesani comunicazioni sociali in occasione della 52ª Giornata delle comunicazioni sociali. “Quello che scompare nel contesto comunicativo attuale, abitato dalle fake news, è proprio la verità e con la verità viene meno la realtà – ha osservato Puppo –. Si finisce per sostituire le opinioni ai fatti. Non è che le opinioni si stacchino dalla realtà, ma che le opinioni si sostituiscono ad essa”. Ricordando Aristotele – “vera è quell’affermazione che non contraddice la realtà”, Puppo ha mostrato che ci sono diversi gradi di realtà. “Posso credere che le cose stiano in un certo modo – chiarisce -, posso anche avere delle certezze che stiano così, ma questo non mi garantisce che le cose stiano veramente come io creda. Per smontare le fake news oggi devo essere capace di smontarle a partire dalla realtà”.

Sono tre le dimensioni proposte poi da Filippo Ceretti, docente di media education, teorie e sociologia dei media e della comunicazione all’Università di Bolzano, ai giornalisti che hanno partecipato a Trento al corso “La verità vi farà liberi”. “C’è la dimensione comunicativa – spiega – in cui l’informazione viene intesa come strumento di potere. Ancora oggi si guarda al giornalista come a colui che ha in mano il potere di controllare la verità. Questo implica, da un punto di vista ideologico, il fatto che, in ragione dell’avvento dei social media dove tutti divengono comunicatori, si plaude al trionfo della libertà di parola contro il potere. Questo però non garantisce la verità delle informazioni”. C’è poi la dimensione etica. “La crisi del sistema informativo istituzionale è frutto di una profonda crisi di fiducia – chiarisce Ceretti – ossia mi fido, ad esempio, di più di quello che afferma mio cugino, anche se è falso, per il solo fatto che lo conosco. È la logica del fidarsi più del verificare. In questa prospettiva non è una questione di quello che dico, ma di quello che sono”. C’è infine una terza dimensione, quella pedagogica. “Papa Francesco, nel messaggio per la 52ª Giornata delle comunicazioni sociali, guarda al giornalista come a un educatore, chiamato a portare la verità come testimonianza – chiarisce Ceretti -. Non si tratta solo di verificare le notizie, ma di saper valutare le intenzioni comunicative e di avere un ruolo di orientamento nei confronti degli spett-attori o dei lett-attori. L’ultimo brillante contributo è arrivato dal giornalista di Avvenire Umberto Folena, che ha messo in evidenza alcuni demoni dell’informazione (il cinismo, il solipsismo, il catastrofismo…) per arrivare a offrire ai colleghi alcuni consigli “angeli”: l’atteggiamento di ascolto e di empatia nei confronti delle persone, il desiderio di costruire forti legami comunitari, la ricerca delle buone notizie, un intelligente dose di ironia e anche autoironia.

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