“Tenete le porte aperte ai migranti”

A 500 anni dalla costruzione della chiesa di Revò, ampliata successivamente agli inizi del 1800, la parrocchia festeggia con una serie di eventi che porteranno all’approfondimento dell’architettura e dell’arte di uno degli edifici religiosi più interessanti della Valle.

Nelle scorse settimane, il vescovo monsignor Lauro Tisi ha presieduto una Messa solenne per avviare le celebrazioni di questa importante ricorrenza. Prima della celebrazione i chierichetti, i coscritti e il vescovo, assieme ai concelebranti, sono partiti in processione da una sacrestia adiacente alla chiesa per entrare poi dalla porta principale, sul cui portale campeggia la data 1519, indicata al vescovo dal parroco.

Padre Placido ha dato il benvenuto: “Diciamo grazie al Signore per queste radici, così profonde e forti, che ci hanno portati fin qui. Abbiamo una fede da trasmettere ai nostri figli, perché le nostre chiese non diventino musei, come ebbe a dire lei, interroghiamo tutti quelli che ci hanno preceduto, per chiedere il loro aiuto”. Alla Messa erano presenti i coscritti del 2000 con i loro cappelli addobbati con lunghe piume di pavone, tradizione locale che porta i giovani a impegnarsi in un rito che culmina con la festa della Madonna del Carmine in omaggio alla quale viene costruito un grande arco in piazza: una sorta di rituale di passaggio alla vita adulta.

Monsignor Lauro Tisi ha salutato tutti dicendo: “La nostra missione consiste nel consegnare la nostra fede alle nuove generazioni; ai giovani presenti che si apprestano a passare all’età adulta facciamo una provocazione a non smarrire il Vangelo per seguire le tradizioni”. Nell’omelia il vescovo ha invitato tutti ad accumulare tesori dove nessuno li può rubare, operando il bene: “Dobbiamo confrontarci con il primo martire santo Stefano, che ha perdonato i suoi carnefici e ha dato la sua vita per la fede. L’uomo non è un teorema, ma un grido di esuberanza, di bellezza e di dramma. Diventa un grido che non si riesce a esprimere con le parole solo quando muore qualcuno dei propri cari. Uomo, non lasciarti rubare la vita, la tua felicità passa attraverso le lacrime, i sorrisi e le strette di mano. Non è il PIL, che ci dà la felicità; il vecchio continente ha venduto la gioia della vita per un piatto di lenticchie. Quello che rimane è l’amore, il voler bene, il servire gli altri. La felicità è un volto che sorride, non un conto in banca che sale. Tu trovi pace appartenendo, incontrando, abbracciando. Vedo l’abbandono del Vangelo, comunità che vanno alla deriva, che fanno fatica”.

Ha concluso lasciando un compito importante: “Voi che avete un legame fortissimo con i migranti, per essere stati voi stessi migranti, tenete loro le porte aperte. 'Ero forestiero e mi avete ospitato' (Matteo,25). Vi dò questo compito. Aiutatemi a tenere aperta la Chiesa ai migranti. Un grazie a ogni singolo fedele che arriva in questa chiesa. Avanti, comunità di Revò! Siate una Comunità che grazie al Vangelo vive la fraternità”.

Al termine delle celebrazioni, l’arcivescovo ha scoperto il logo che accompagnerà tutti gli appuntamenti in cui saranno scoperti i tesori che la chiesa conserva, e che riporta lo stemma della bottega dello scalpellino che nel 1519 realizzo il portale gotico, Michael Eldelhan von Ulm.

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