L’alfabeto del Sinodo, da Roma a Manaus

Padre Fausto Beretta, missionario trentino in Amazzonia, ha seguito a Roma parte del lavoro dei vescovi: “Mi ha colpito anche l’umanità di questo Papa, visto da vicino”

“Fare un Sinodo non vuol dire trovarsi a discutere insieme o tantomeno tenere una conferenza. Vuol dire camminare, fare insieme la stessa strada, non dimentichiamolo”. E ancora “La Chiesa sempre è in cammino, sempre in uscita, mai chiusa in sé stessa. Gesù non è venuto a portare la brezza della sera, ma il fuoco sulla terra”.

Il missionario trentino padre Fausto Beretta prima di raccontare il “suo” Sinodo invita a prendere in mano il testo dell’omelia tenuta da Papa Francesco alla celebrazione iniziale dello scorso 7 ottobre: vi ritrova tutta la tensione missionaria di quest’iniziativa di Papa Francesco e anche la sua decisa volontà di rendere protagonisti i popoli e i cristiani che vivono nei nove Stati latinoamericani interessati della regione Panaamazzonica.

E’ rientrato nella sua val di Ledro e al Centro Missionario dopo aver gustato il clima sinodale nelle prime settimane di ottobre: “A Roma ho partecipato agli incontri di dialogo e preghiere insieme alla gente, ma ho anche accompagnato i nostri vescovi del Maranhao”.

Cosa l’ha colpita di più, padre Fausto? “Intanto, il Papa, perché l’ho visto andare ad abbracciare i confratelli e le altre autorità con una fortissima umanità. Poi ha “cercato” la gente fino a via della Conciliazione, per avvicinarsi al popolo”. Un’altra immagine? “La zona del colonnato vengono accolti e assistiti i poveri, nel cuore di Roma, mi ha colpito molto”.

Padre Fausto non nega che questo Sinodo deve rispondere in primo luogo alle lungo attese dei cristiani e dei popoli latinoamericani secondo le loro problematiche specifiche. “Penso anch’io però – dice Beretta, riprendendo le parole di padre Graziola nel numero scorso di Vita Trentina – che faccia molto bene anche all’Occidente capire cosa vuol dire una fede che nasce da un rapporto con l’acqua, con la vita nuova del Battesimo, con la condivisione dei tempi della vita. Per questo dico che alla base della Chiesa c’è ancora la famiglia, per me rimane l’ambiente fondamentale in cui si educa e in cui si cresce nella fede. Se cade la famiglia, cade anche la Chiesa”.

In Brasile si parla del Sinodo nei medi alaici? “Purtroppo non molto, perché i messaggi della Laudato Sì’ vanno contro gli interessi dell’economia, della politica e anche delle sette religiose”, risponde padre Fausto, che segnala il fatto che il Minsitero dell’Agricoltura sia stato accorpato con quello degli indigenti: “E’ come mettere una volpe nel pollaio”.

Padre Fausto, che venerdì sera sarà alla Sala della cooperazione, comunica speranza, ritiene che dopo questo Sinodo i ministeri laicali saranno riconosciuti e valorizzati, perché in quel contesto non ci sono alternativi. “Anche quello femminile, con la sua specificità, perche c’è una dimensione materna che Dio ha affidato alla donna come un dono, come un carisma”.

Padre Fausto insiste sul valore della formazione, della comprensione del Battesimo e dei Sacramenti: “Vi invito a leggere e a comprendere l’alfabeto di questo Sinodo, aiuterà la Chiesa a parlare con un linguaggio rinnovato”. Il 27 ottobre si chiude a Roma, ma il Sinodo continua a Manaus e dintorni.

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