San Martino, ieri e oggi

San Martino senza auto. Foto © Gianni Zotta

C’è chi lo definisce un piccolo paese dove gran parte degli abitanti si sono sempre conosciuti. Ho letto con interesse le iniziative che sono state avviate nel rione di San Martino per far rivivere quell’antica zona della città, a partire dalla rimozione del traffico automobilistico nella prima parte della strada che da piazza Sanzio entra nel quartiere, rendendo la zona più abitabile e anche più visitabile.

Da quel pezzo di strada si entrava un tempo nel borgo passando dalla “porta di San Martino” situata proprio nella vicinanza della Torre Verde. Era, per la città, una porta molto importante citata più volte nella storia locale come ad esempio nel 1242 in un processo per le tariffe del dazio.

Sulla parte superiore vi era murata una pietra con lo stemma del vescovo Giorgio Hack messa a ricordo dei lavori che egli aveva fatto eseguire nel 1458 e che dovrebbe essere ancora conservata in qualche giardino comunale. Con lo sviluppo dei mezzi e del traffico la porta venne poi fatta demolire perché troppo angusta.

La strada prosegue nel borgo fino in Largo Nazario Sauro, tra caratteristiche case colorate in una delle quali si può ammirare un antico affresco votivo datato 1587: in altre parole il più antico della città e che abbisogna di urgente restauro. In quest’ultima parte di strada vi era anche la meravigliosa chiesa di San Martino, piccola ma bella ed armoniosa in stile barocco del settecento con l’altare maggiore eseguito in marmo di Carrara, purtroppo distrutta nel bombardamento del 14 maggio 1944.

L’affresco votivo datato 1587. Foto © Gianni Zotta

I lavori per la costruzione della nuova chiesa iniziarono nel 1740 nello spazio della chiesa primitiva (documenti e lasciti portano la data del 1273) promossi dal priore di allora Pietro Michele dei conti di Tono su disegno dell’architetto Francesco Oradini di Bezzecca.

Il ricordo di quel gioiello barocco settecentesco mi fa ricordare la mia infanzia e con una certa nostalgia ricordo le Messe che servivo nei primi anni del 1940 a mons. Simone Weber che fu appunto l’ultimo priore della chiesa di San Martino.

Molto vi sarebbe ancora da scrivere della chiesa, dei barcaioli, della gente, delle botteghe ma per questo speriamo vi sia spazio in futuro. Il mio augurio è che l’idea di valorizzare il borgo vada avanti, anche se il difficile momento pone certo degli ostacoli.

Importante sarebbe per ora togliere il traffico automobilistico lungo tutta la via e preparare magari qualche depliant ad uso turistico o culturale della storia di quel prezioso angolo della nostra città.

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