Ester, una “mamma” per tanti neonati e tante “ragazze”

Ester Girardelli (prima a sinistra) all’Ospedalino negli anni Settanta.

Ester Girardelli ha compiuto 90 anni il 7 marzo. Vive a Mori, ma non invecchia, soprattutto nello spirito…

Lo “spirito” di Ester era molto vivo proprio un anno fa, quando a Trento è tornata ad essere “caposala” nella mostra sui 50 anni della Neonatologia trentina: per tre mesi è stata “coccolata” da decine e decine di sue “ragazze”: infermiere ora nonne, ma ancora legate con affetto alla loro “mamma sul lavoro”. È stato commovente vederla attorniata da loro nella cerimonia di chiusura della Mostra.

Con loro ha potuto rivivere tanti ricordi della vita professionale: un lavoro di eccezionale impegno tecnico e umano. Negli anni ’70-’80 il personale della Neonatologia doveva affrontare situazioni molto gravi e magari emergenti su pazienti “nuovi”, trascurati fino ad allora dalla Pediatria mondiale. Nei primi anni ’70 cominciammo una vera e propria “rivoluzione” in un “Centro Immaturi” con un’alta mortalità, non più accettabile come “normale”.

Mentre noi pediatri organizzavamo la parte tecnica, i bambini erano in mano al personale 24 ore su 24. Ester riusciva a mantenere l’ambiente più sereno e più costruttivo possibile. Per vent’anni fu “la caposala perfetta” per gestire il personale in una Terapia intensiva con nati ad altissimo rischio, trascurato da un’Amministrazione spesso insensibile alle richieste più ovvie. Infermiere e attrezzature per decenni sono state molto scarse rispetto ai bisogni dei neonati e a tutte le medie nazionali (a Bolzano arrivarono ad avere personale doppio rispetto a noi!).

In queste condizioni precarie, lei e le infermiere furono disponibili da subito a fare turni volontari per assistere tutti i neonati gravi nei trasporti urgenti da tutti i 14 punti nascita di allora un caso al giorno!), senza medico e senza assicurazione: loro sole in Italia, volontarie, con i nostri “capi” insensibili al problema. In vent’anni più di un trasporto al giorno, senza incidenti, per miracolo… Questo fu un fattore determinante per avere più sopravvissuti. Le infermiere ne erano consapevoli: erano scarse di numero e protestavano spesso, ma non rifiutarono mai un trasporto o un turno faticoso. Ester le appoggiava e, come loro, aveva sempre davanti a sé i diritti dei nostri piccolissimi bambini e dei loro genitori. Organizzava i loro turni difficili, ma sempre comprensiva, dopo averle ascoltate. Le infermiere ricordano: “Con lei potevamo trattare i neonati gravi come fossero nostri figli”.

Ci fu un altro fattore importante, curato a fondo da Ester e dalle “ragazze”: la presenza attiva tra noi di tutte le mamme, in dialogo con noi e col loro figlio. Era un’altra nostra rivoluzione, sul lato umano: negli altri reparti dell’Ospedalino i genitori poterono entrare solo dieci anni dopo, con una legge del 1982! Così tutti i nostri prematuri potevano essere allattati con latte materno o “di Banca” (per noi era un “latte salvavita”, come documentavamo). E ricordiamo ancora la sua umana vicinanza ai genitori, quando purtroppo ci volava via un “angioletto”.

Un anno fa, centinaia di mamme di neonati ricoverati 30, 40, 50 anni fa (molte diventate nonne!) erano emozionate nel ritrovare alla mostra la caposala e le infermiere che – anche per mesi – avevano assistito i loro figli prematuri, spesso ad alto rischio di sopravvivenza, che oggi hanno 30-40-50 anni!

Grazie, Ester, e tanti affettuosi auguri, da tutta la nostra “famiglia” e da tutta la comunità trentina.

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