Passione e risurrezione, le meditazioni di fra Francesco Patton

A distanza di poche settimane dall’uscita del suo, molto apprezzato, Abbecedario biblico (Edizioni Terra Santa 2020), Francesco Patton, frate minore trentino dal 2016 Custode di Terra Santa, arriva in questi giorni nelle librerie con un breve saggio di meditazioni e preghiere per la Settimana Santa dal titolo “Più forte della morte è l’amore”.

«La pubblicazione di questo volume avviene nel contesto di un anno segnato dalla pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero colpendo indistintamente poveri e ricchi, giovani e anziani di tutti i Paesi – scrive il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, nella prefazione -. Anche la Terra Santa di Gesù ne ha fatto esperienza. Il Signore non ha cessato però di starci accanto, anche in questo tempo di prova: nell’abisso della disperazione, tutti ci siamo fermati commossi unendo le nostre lacrime allo scroscio di pioggia che scendeva su Piazza San Pietro il 27 marzo 2020 accompagnando i passi di papa Francesco, pellegrino solitario in quello spazio che vuole abbracciare il mondo intero, volgendo gli occhi verso il grande Crocifisso normalmente custodito nella Chiesa di San Marcello al Corso a Roma».

Sono i racconti della Passione di Cristo l’oggetto delle meditazioni e delle riflessioni proposte da fra Patton, ma si tratta sempre di un discorso pronunciato alla luce della risurrezione che fa da sfondo pagina dopo pagina.

I lettori vengono accompagnati per mano ai piedi della Croce, “nucleo centrale dell’annuncio cristiano”, ma il loro cammino non si ferma lì bensì prosegue fino a Emmaus dove, si legge, «Gesù stesso ci aiuta a cogliere il senso pasquale della sua e della nostra vita nella quale passione e morte si integrano nella risurrezione».

“Gli uomini, non avendo potuto porre rimedio alla malattia e alla morte, hanno deciso, per rendersi felici, di non pensarci” scriveva il filosofo francese Blaise Pascal nei suoi Pensieri. Fra Patton, al contrario, decide di prendere le mosse proprio dalla sofferenza e dalla morte, rappresentate dalla Croce di Cristo, ma «non da spettatori, men che meno da intellettuali da salotto».

«Facciamo memoria di questo dramma e di questo mistero – scrive – solo rivivendolo». Perché per ciascuno di noi la sofferenza «non è qualcosa lontano da noi, ma è qualcosa di contemporaneo alla nostra vita, alla nostra storia, alla nostra comunità».

E, se la sofferenza e il dolore, fanno parte del nostro quotidiano, la sua proposta è quella di fare memoria non solo rivivendo la Passione, ma assumendo altresì un atteggiamento contemplativo e lasciandosi coinvolgere in modo personale.

«Lo Spirito del Signore guidi ognuno ad entrare in intimità col Cristo presente nella sua Parola, attraverso la quale – come nell’Eucaristia, nella Chiesa e nel povero – è con noi fino alla fine del mondo».

Le meditazioni assumono talvolta il sapore di un invito: «Colloquia interiormente col Signore, affidagli la tua persona e la tua vita, chiedigli il dono di riuscire a maturare una fede capace di seguirlo fin sul Golgota, fino alla condivisione della Passione, del dono di sé fatto per amore».

E si può fare di più, aggiunge il Custode: se l’ora della Passione è l’ora delle tenebre, l’ora in cui le forze del male cercano di spegnere, peraltro senza riuscirvi, la luce del bene e della verità, in quelle stesse ore risuonano forti e chiare anche parole di perdono (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”) che ci permettono di conoscere uno dei temi centrali dell’amore che dal Padre scende nel Figlio: la misericordia, un atteggiamento che viene definito “paradossale” e che accompagnerà le persone lungo i secoli, «da Stefano primo martire a frère Christian de Chergé monaco di Tibhrine, che perdona anticipatamente il suo uccisore».

Le meditazioni – che l’Editore definisce “un piccolo Breviario” – si concludono sul cammino di Emmaus illuminato dalla luce del Risorto nella convinzione che «un cristiano senza fede pasquale ha semplicemente perso il proprio tempo».

E allora: «La lettura pasquale della nostra vita cambia il senso del nostro vivere e del nostro morire e cambia il modo con cui possiamo guardare al nostro vivere e al nostro morire, al vivere e al morire delle persone che amiamo, al vivere e al morire che si realizza anche nelle circostanze più tragiche che possiamo immaginare e che sono già incluse nella morte in croce di Gesù, ma che sono anche già illuminate dalla luce della sua risurrezione». E la contemplazione della Croce non è contemplazione di una sofferenza fine a se stessa, bensì contemplazione della risurrezione che si fa annuncio e azione.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina