L’epopea del Capriolo: in mostra la storia della moto trentina

Il campione di motociclismo Marco Melandri in visita alla mostra trentina in occasione dell’inaugurazione.

Sarà visitabile fino al 31 dicembre presso il Museo dell’aeronautica Gianni Caproni la mostra “Dalle ali alle ruote. Il Capriolo. Epopea di una moto trentina (1951-1962)”, realizzata dalla Fondazione Museo storico del Trentino in collaborazione con il Registro Storico Capriolo e con il patrocinio di ASI-Automotoclub Storico Italiano.

L’interessante allestimento espone otto motociclette d’epoca, esemplari originali (o restaurati come gli originali), di cilindrata diversa e caratteristiche costruttive differenti che racchiudono in sé la storia di questa moto prodotta in Trentino. Negli anni ’50 infatti, finita la guerra, con la crisi dell’industria aeronautica e l’esaurirsi delle commesse pubbliche, la società Aero Caproni Trento dovette reinventarsi, provando ad inserirsi nel mercato delle moto e iniziando a produrre componenti di motociclette e moto-scooter per conto terzi. Come testimonia un documento d’archivio del 1952, quindi, la fabbrica trentina produce per il marchio Ducati i telai del modello 65 e della moto Mondial 160 cc. Per il marchio Guzzi i telai del modello “Galletto” e alcuni particolari del Guzzini 65 e della 500, oltre che del motocarro “Ercole”. Giuseppe Perini, un autodidatta geniale nel 1950 realizza un prototipo, con motore 75 cc, e lo collauda: si chiama moto Capriolo 75 ed è presentata per la prima volta alla XXIX Fiera Internazionale del Ciclo e del Motociclo di Milano nel gennaio 1952. Inizia la produzione su scala industriale. Nell’officina di Arco escono i motori, in quella di Gardolo i telai e si procede all’assemblaggio delle moto. Fino al 1962 sono migliaia le motociclette realizzate negli stabilimenti di Arco e di Gardolo, prima sotto l’insegna dell’Aero Caproni (1951-1957), poi sotto quella di Aeromere (1957-1962).

“Presso l’Archivio provinciale di Trento – ha spiegato durente l’inaugurazione Alberto Ianes, curatore della parte storica e storico economico della Fondazione Museo storico del Trentino – è conservato l’Archivio Caproni, una mole di materiale davvero interessante, che varrebbe la pena di accostare e studiare in maniera approfondita. L’esposizione Capriolo costituisce una prima valorizzazione della documentazione raccolta. Accanto alle moto, il visitatore viene accompagnato lungo un percorso che corre su due binari paralleli. Il primo illustra i modelli prodotti, le cilindrate, le caratteristiche costruttive, di telai e motori, il venduto per ciascun esemplare. Il secondo binario restituisce invece l’evoluzione storica e sociale, il contesto tutt’intorno al Capriolo: la nascita, i cambi societari, il tempo libero e il tempo di lavoro, la motorizzazione che anche il Capriolo ha aiutato a plasmare”.

“Questa mostra rappresenta il coronamento di un’aspirazione”, afferma invece Franco Nardelli, uno dei curatori – assieme a Riccardo Benelli e Marco Felli – della parte tecnologica e presidente del Registro Storico Capriolo. “Fin dal 1998, quando con Massimo Caproni costituimmo il Registro Capriolo volevamo evocare la storia di quella che è stata l’unica moto costruita in Trentino; e ci sarebbe piaciuto farlo in una sede appropriata. Oggi, con l’allestimento al Museo Caproni e con la cornice scientifica della Fondazione Museo storico del Trentino, quel sogno si è concretizzato”.

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