Gilberto Simoni sempre sui pedali: in MTB all’Appenninica

Simoni ha affrontato anche la “High Mountain Queen Stage” colpita dal maltempo (Credits: The Outdoor Lab)

Ha sempre voglia di salire sui pedali Gilberto Simoni, che nonostante i 50 anni compiuti lo scorso 25 agosto, forte della sua mai nascosta passione per la mountain bike, ha voluto partecipare alle frazioni 4 e 5 dell’Appenninica MTB Stage Race, gara a tappe lungo il crinale Appenninico tra l’Emilia Romagna e la Toscana.

“Ero curioso di scoprire i sentieri di questa zona, che ho avuto modo di conoscere bene su strada – ha raccontato Gilberto Simoni -. Qui in Emilia-Romagna ho dei bei ricordi, a Gaggio Montano dove siamo passati nella quarta tappa ho vinto al Giro d’Italia, vestendo la maglia rosa. Sapevo che avrei trovato tracciati tecnici, paesaggi stupendi di montagna e collina e tratti nel bosco molto divertenti: le attese sono state confermate. Appenninica offre spettacolo, natura e adrenalina. È una gara che richiede allenamento e preparazione, mi piacerebbe provare l’avventura l’anno prossimo, affrontando tutte e sette le tappe”.

La passione per la mountain bike di Gilberto Simoni nasce fin da bambino ma negli ultimi anni di carriera proprio l’attività off-road ha regalato diverse soddisfazioni allo scalatore trentino. “Ho preso parte a tre Mondiali MTB Marathon, e ho vinto un Campionato Italiano – racconta Simoni -. Penso che la mountain bike mi abbia allungato la carriera su strada dopo 15 stagioni, restituendomi il gusto di andar in bici senza troppi giochi di squadra o tattiche, per il puro gusto di divertirmi”.

Simoni ha le idee chiare anche sul tema della multi-disciplina nel ciclismo, partendo dall’attività di grandi campioni come Mathieu Van der Poel e il Campione Olimpico Tom Pidcock. “Il ciclismo su strada porta via tante energie, le gare sono impegnative e il ritmo è alto – analizza il vincitore del Giro d’Italia 2001 e 2003. La multidisciplinarietà ha sempre fatto parte del ciclismo ma più orientata alla pista, oggi la mountain bike e il gravel permettono di allenarsi all’aperto. In questo senso penso sarà il futuro”.

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