Le pagelle del Giro d’Italia 2022

I primi tre della generale si danno battaglia sui tornanti del Menador. Foto Stefano Antolini

La splendida vittoria a cronometro di Matteo Sobrero, e la battaglia per la maglia rosa hanno chiuso il 105° Giro d’Italia. I festeggiamenti, quindi, per Jai Hindley e tutta la Bora Hansgroe hanno potuto aver luogo. Così come la soddisfazione per la maglia azzurra Bouwman, per quella ciclamino di Demare e la maglia bianca di Juan Pedro Lopez. Non bisogna dimenticare nemmeno le lacrime di commozione per l’ultimo giro di Nibali,e di un Pozzovivo ancora in top 10, nonostante l’età. Soprattutto bisogna riconoscere lo splendido lavoro di Mathieu van der Poel, che finalmente onora come si deve un Grande Giro. Arrivati alla fine di questo lungo viaggio attraverso l’Ungheria e il Bel Paese, è giusto però tirare le somme di una corsa rosa non così eccellente.

Jai Hindley voto 9.5

Il corridore della Bora è il primo corridore australiano a vincere un Grande Giro. Dopo il successo del 2020 sfumato a cronometro, si ritrova a comandare la scena del 2022. Una vittoria di tappa che dimostra a lui e a tutti di avere una gamba pimpante e sempre pronta. Ha spinto tutta la sua squadra in attacchi studiati per affaticare i suoi diretti avversari (si pensi alla tappa di Torino), arrivando poi a cogliere il frutto più ambito nell’accelerazione sulla Marmolada. Non domina le tre settimane (per questo non arriviamo al 10), ma pazientemente aspetta l’opportunità e il momento buono. Comunque la si veda è entrato nella leggenda. Leggendario

Hindley davanti a Carapaz sui tornanti del Menador. Foto Gianni Zotta

Koen Bouwman voto 9

Due vittorie di tappa (quella di Potenza e di Castelmonte) e la conquista della Maglia Azzurra che si può pretendere di più? Il migliore della squadra Jumbo Visma convince, ma soprattutto stupisce. Partito come gregario e cacciatore di tappe, si ritrova a battagliare su ogni salita, nei giorni finali anche contro uno scatenato Ciccone (voto 7 per la splendida vittoria in solitaria). Accelerate sontuose quando la strada si impenna gli regalano la maglia di chi ama volare in alto a sfiorare le nuvole. Aquila olandese

La maglia azzurra del Giro Koen Bouwman. Foto Stefano Antolini

Arnaud Démare voto 9

Il francese della Groupama FDJ è affezionato al color ciclamino. Non cala il poker come nel 2020, ma il tris di Messina, Scalea, e Cuneo assieme a costanti piazzamenti gli consentono di ergersi al di sopra di tutti i velocisti. Quando la strada spiana e le ruote veloci si fanno bollenti Arnaud Demare non manca il centro del bersaglio. La gamba più veloce del west

Juan Pedro Lopez voto 8,5

Il giovane corridore spagnolo centra la sua prima top 10 in un Gran Giro. La sua corsa rosa è una montagna russa di emozioni. Arriva secondo sull’Etna conquistando il simbolo del primato e difendendolo per dieci giorni. Una volta ceduto lo scettro, non si abbatte e continua a battagliare per tenere la posizione in classifica generale. La sorte gli sorride e toglie dalla strada Joao Almeida (voto 6 – regolarista sorprendente, ma manca di mordente) e si porta a casa la maglia bianca di miglior giovane. Promessa a pedali

Lennard Kämna voto 8

Il giovane tedesco della Bora è un corridore insaziabile. Fin dalle prime battute prova ad attaccare, la sua gamba brilla sulle pendici dell’Etna, ma è sempre in fuga o a trainare i suoi compagni. È sua, infatti, la stilettata che manda in crisi Carapaz. Locomotiva tedesca

Le cinque vittorie italiane voto 8-

Cinque gemme rare da tenere nella mente. La prima è quella di Dainese che fulmina i velocisti all’ultimo centimetro. La seconda è di Oldani che gestisce magistralmente una fuga difficile. La terza, invece, è di Ciccone che risorge dopo tante critiche a Cogne. La quarta è di Covi che si fa 50 chilometri in solitaria conquistando prima la Cima Coppi e poi la tappa regina. Ultima, ma non meno importante, quella di Sobrero che vince contro il tempo a Verona. Cinque vittorie che meritano elogi e festeggiamenti, ma come al solito portano anche con sé la realtà del ciclismo nazionale. Siamo bravi, bravissimi come cacciatori di tappe, quando però bisogna far classifica le cose traballano e scricchiolano.

Mathieu Van Der Poel voto 7,5

Il fenomeno olandese colleziona una vittoria di tappa e tre giorni in maglia rosa. Il resto del suo Giro d’Italia è dappertutto: si piazza sul podio delle tappe, va in fuga quasi ogni giorno, incendiando l’asfalto sotto di sé (anche quando potrebbe risparmiarsi) e infine si diverte e fa divertire con le sue impennate in salita nel gruppo dei ritardatari. Protagonista onnipresente

L’olandese Van der Poel, classe immensa e spettacolo assicurato. Foto Stefano Antolini

Biniam Girmay voto 6,5

Il corridore africano sulla bici convince, stupisce e esalta gli spettatori sullo schermo. Alla prima chiamata alle armi è secondo, successivamente si impone davanti allo scatenato Van der Poel, mandando in estasi una nazione e un continente intero. Primo corridore africano, infatti, a vincere una tappa al Giro. Fa la storia, però anche in negativo, costringendo l’organizzazione a cambiare le cerimonie di premiazione successive. É il primo corridore, infatti, a ritirarsi per colpa di un tappo dello spumante. Somelier livello  -1

Simon Yates voto 6,5

Un Giro d’Italia dalla doppia faccia per il britannico. Parte subito in pompa magna facendo ruggire la voce tra i big. Dopo vede solo nero e naufraga inesorabilmente per colpa di un infortunio. Risorge e vince la seconda volta più per se stesso che per rientrare sulla testa della corsa. Infine si ritira perché il dolore è acuto. La maledizione rosa lo perseguita e il rammarico questa volta è che poteva dimostrare tanto in questa edizione. Sliding Doors

Vincenzo Nibali voto 6,5

Lo squalo dello stretto ha riempito gli occhi e i cuori delle persone su tutte le strade d’Italia. Se si volesse valutare la sua corsa  solo con le emozioni, non ci sarebbero cifre che tengano. Tuttavia oggettivamente all’età di 37 anni non si può pretendere di più dallo squalo dello stretto. Il quarto posto a oltre 7 minuti dalla maglia rosa è il suo modo di salutare tutti. Sicuramente avrebbe voluto vincere qualche tappa e salutare il mondo della bici alla Contador, ma il tifoso di Nibali sa che ha già fatto quello che doveva fare con la sua strabiliante carriera. Buona Fortuna Squalo

Lo squalo Vincenzo Nibali, al suo ultimo Giro. Foto Stefano Antolini

Mikel Landa voto 6-

Il basco della Bahrain Victorious è sempre stato l’eterna promessa. La strada ha sempre parlato, però, lingue differenti alla sua. Quest’anno resistendo caparbiamente e con regolarità colleziona un terzo posto. Secondo podio della sua lunga carriera, ma che non sa di gloria, piuttosto lascia l’amaro per un giro corso di rimessa e soprattutto dietro agli altri. Landismo perenne

Richard Carapaz voto 5.5

Il campione olimpico era il designato vincitore da tutti. Gli sfuma per qualche cm la vittoria di tappa sul Blockhaus (chiude terzo dietro pure a Bardet), e per tutte le settimane testa le gambe degli avversari con attacchi e sferzate. Tuttavia la gamba dell’equadoregno non brilla, gli avversari gli stanno sempre addosso e la squadra non lo aiuta (quanto gli è mancato Dani Martinez a questo Giro!). Nel momento in cui doveva far valere la sua voce, crolla sotto i colpi della pimpante Bora, e in 1900 metri guadagna un ritardo incolmabile. Bisogna riconoscergli però il terzo podio consecutivo in un grande giro, anche se avrebbe dovuto dominarlo. Rosa sbiadito

Fernando Gaviria voto 4,5

Il colombiano della UAE Emirates non ne combina una giusta. Terzo alla prima chiamata e secondo alla quinta tappa per problemi meccanici, squalificato e riduzione di punti alla sesta tappa perché gli si chiude la vena e va tagliare la strada a Dainese. Quando infine sembra fatta per un soffio è ancora secondo grazie ad uno straordinario recupero di Dainese (voto 7). Ritenta sarai più fortunato

Fernando Gaviria. Foto Stefano Antolini

Caleb Ewan voto 4

Dove sia finito il folletto australiano che tutti conoscevamo nessuno lo sa. Alla prima occasione decide di schiantarsi sulla ruota di Girmay, poi un piazzamento sulla sesta tappa, successivamente è costantemente fuori dai radar delle volate che contano. Il ritiro era annunciato, ma ugualmente da fastidio non onorare la corsa rosa. Rimandato al prossimo Giro

Romain Bardet S.V.

La gamba del francese sembrava esserci. La forma era più smagliante che mai. Tra i contendenti al titolo era quello che dava i segnali migliori, poi un malessere improvviso spegne i suoi sogni e lo costringe al ritiro. Sogni di gloria

Miguel Angel Lopez S.V.

Arrivato al Giro tra i papabili a giocarsi il titolo. Tuttavia la sua corsa rosa dura pochi giorni a causa di un problema alla gamba sinistra. Desaparecido

Giacomo Nizzolo S.V.

Il velocista italiano all’inizio è sulle ruote migliori, pronto a cogliere il successo. Con il passare dei giorni sembra che qualche cosa non giri per il verso giusto. La gamba non c’è e di conseguenza saluta preso la corsa rosa. Uscita di emergenza

Roger Kluge voto ∞

Il corridore della Lotto Soudal è l’emblema di tutti gli appassionati di ciclismo, è l’essenza stessa di un grande giro. Chiunque vorrebbe partecipare al Giro d’Italia, completarlo con le proprie gambe non è da tutti. Quindi anche se è l’ultimo in classifica,  Roger Kluge può sempre sostenere con orgoglio il fatto che si sia sciroppato oltre 3000 km e più di 50000 metri di dislivello in tre settimane. Ridateci la maglia nera (e perché no anche quella verde)

Giro d’Italia voto 7

Avevamo annunciato una corsa atipica e dal disegno non eccezionale. Le tappe di montagna non sono state spalmate omogeneamente sulle tre settimane e hanno fatto accumulare più stanchezza che generare spettacolo. Gli interpreti eccellenti c’erano ma sono stati ridotti dalla sfortuna. In un ciclismo così livellato da medie altissime anche su terreni improbi, forse più tappe esplosive (Potenza e Torino sono state le più belle infatti) avrebbero portato la differenza. Sicuramente i pochi metri a cronometro hanno tranquillizzato gli scalatori e fatto sì che ci fosse un controllo forsennato anche sulle salite più impervie. Se si analizzano le tre settimane la lotta per la maglia rosa si è ridotta a tre momenti: volata sul Blockhaus, trenata a Torino e scatto sopra Malga Ciapela. Eppure il terreno per altri agguati e altri attacchi c’era e poteva essere sfruttato. Discreto ma con qualche perplessità

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