E se guidassimo ai trenta all’ora?

La strada è di tutti, soprattutto dei più fragili. È il concetto sul quale fonda le sue basi “Trento città 30”, uno dei progetti più importanti inclusi nel Nuovo PUMS e nel nuovo BiciPlanTrento: prima di tutto un progetto sociale, perché mette al centro le persone, la loro sicurezza negli spostamenti, a piedi o in bicicletta, nel centro e nei quartieri. Ne parliamo con l’assessore comunale Ezio Facchin che, lunedì sera, ha partecipato a un incontro sul tema, al quale, tra gli altri, da remoto, sono intervenuti anche l’architetto esperto di mobilità sostenibile Matteo Dondé e Carlotta Bonvicini, assessora alle politiche della Sostenibilità del Comune di Reggio Emilia.

Assessore Facchin, nella Trento che verrà guideremo tutti ai trenta all’ora?
Abbiamo individuato 55 aree di possibile espansione dell’area omogenea dove il limite sarà di trenta all’ora, immaginando un traffico promiscuo che elimini i conflitti che si possono creare tra pedoni e ciclisti nei tratti misti. Una serie di interventi limitati saranno attivati a breve, all’interno di un progetto di insieme che, tra le azioni previste, vede anche la riduzione della velocità nella città come un obiettivo irrinunciabile sia dal punto di vista della vivibilità, sia dal punto di vista ambientale.

Servirà però un cambiamento del paradigma nell’approcciare il tema della mobilità, prima di tutto da parte dei cittadini.
Dovrà essere un lavoro a 360°, perché siamo convinti che la gestione del traffico e la rigenerazione urbana, in un’ottica di miglioramento della qualità di vita, debbano andare a braccetto. Per questo riuscire a regolare meglio la circolazione dei mezzi e ridurre il loro numero – parliamo di 320 mila al giorno all’interno dei confini comunali – puntando a una mobilità leggera e sostenibile, deve essere un obbiettivo fondamentale. Per centrarlo vanno messe in campo numerose iniziative che vanno dalla regolazione delle Ztl alle zone 30, passando dal controllo della velocità delle arterie più importanti dove dobbiamo far circolare anche i mezzi pubblici, aumentandone la frequenza e rendendoli più friendly.

E Trento a che punto è? Possiamo già dire di essere bravi?
Lungi da me pensarlo, la strada è difficilissima. L’approccio del cittadino è tendenzialmente molto immediato: c’è un problema, va risolto. Noi sappiamo che per risolvere i problemi serve tempo, ma l’importante è avere le idee di dove si vuole arrivare: sicuramente questa Giunta cambia l’approccio, vuole ascoltare i cittadini e le loro proposte, ma non si può pretendere di fare la “rivoluzione ecologica” senza toccare alcune abitudini. Dobbiamo lavorare molto sulla comunicazione e sulla qualificazione urbana, rendendo più agevoli gli spostamenti.

Prendendo spunto, perché no, anche da altri esempi virtuosi.
Le politiche si possono replicare ma le soluzioni sono poi diverse perché viviamo in una città lunga 15 chilometri e larga 1, con un dislivello di duecento metri tra collina e fondovalle, situazione diversa da quella di tante altre città italiane che hanno una popolazione simile alla nostra. Il nostro approccio deve guardare all’analisi e all’impostazione di sistema perché è dal sistema che nascono le soluzioni.

Parlando di ciclabilità, certamente i 6 milioni e mezzo in arrivo dal Pnrr faranno comodo.
Bene i nuovi tratti, ma abbiamo anche la necessità di intervenire in maniera rapida sull’ottimizzazione dell’esistente: abbiamo costruito ciclabili per anni pensando che il tema fosse soltanto una questione turistica, invece deve diventare un sistema di mobilità vero e proprio.

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