In città c’è una nuova oasi di biodiversità: inaugurato il biotopo del MUSE con 4mila esemplari di specie vegetali

Il nuovo biotopo del MUSE

Il biotopo MUSE, nel cuore di Trento, si fa ambasciatore dell’importanza di conoscere e tutelare gli ambienti umidi di fondovalle e diventa una vera e propria piccola oasi di biodiversità che sarà accessibile tutti i giorni dalle 9 alle 18.

Con al suo centro un laghetto urbano che custodisce oltre 80 specie vegetali acquatiche e palustri, alcune delle quali molto rare in natura, il nuovo spazio – di circa 2mila metri quadri – realizzato in collaborazione con il Servizio sviluppo sostenibile e aree protette e il Servizio per il sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale della Provincia di Trento, è un unicum nel panorama museale italiano.

Qui si possono scoprire piante, anfibi e insetti acquatici e si può passeggiare e rilassarsi. È un laboratorio a cielo aperto per lo studio, la conservazione naturalistica e le attività educative legate alla Citizen Science.

Butomus umbellatus

“Il MUSE fin dalla sua idea progettuale si è proposto come spazio aperto alla ricerca e all’innovazione nella comunicazione scientifica”, afferma il diretto del MUSE Michele Lanzinger. “Il tema della conservazione della natura fa parte di questi intendimenti ed è focale nel suo percorso espositivo. L’idea di presentare l’ambiente delle zone umide di fondovalle dal vivo, con un vero e proprio biotopo vivente, è parte di una progettazione iniziale che trova ora una sua piena e competentissima realizzazione. Uno spazio prezioso dove oltre 4.000 esemplari di specie vegetali di questi ambienti particolari e a rischio, un vero e proprio ecosistema, sono raccolti per suscitare l’interesse del pubblico del museo, le scuole, gli appassionati di natura e per condividere una comune consapevolezza sull’importanza della loro conservazione in natura”.

Il biotopo, già immaginato nel progetto originario dell’architetto Renzo Piano, è stato realizzato sul lato ovest dell’edificio, tra la serra tropicale e via Sanseverino, e presenta le caratteristiche della aree umide dei fondivalle trentini, con la particolarità di trovarsi in un contesto urbano.

Circa 2.000 metri quadri, di cui 600 occupati da uno specchio d’acqua (profondo 1,80 m) e altri 200 da zona palustre. Un prezioso scrigno di biodiversità cittadina, uno spazio naturale “inaspettato” che è già diventato casa di diverse specie animali come libellule, rospi smeraldini e uccelli e dove sono stati piantumati oltre 4.000 esemplari di 80 specie botaniche acquatiche e palustri autoctone, alcune delle quali molto rare o quasi scomparse dalle zone umide del Trentino.

Bufotes viridis

Il messaggio che il MUSE vuole lanciare è chiaro e in controtendenza: riscoprire e apprezzare la grande ricchezza vegetale e animale che ruota attorno agli ambienti umidi, in passato considerati inutili e spesso bonificati per far spazio a nuovi terreni agricoli.

Il biotopo urbano, percorso da una passerella, con panchine e zone d’ombra, sarà accessibile tutti i giorni dalle 9 alle 18. Un nuovo spazio a disposizione di cittadini, visitatori e amanti della natura che nei prossimi mesi si animerà con eventi a tema, attività di ricerca e proposte per le scuole con l’obiettivo di coinvolgere e appassionare le giovani generazioni alle questioni ambientali più attuali.

Come spiega Alessandro Cavagna, naturalista del MUSE e curatore del progetto, “l’obiettivo è duplice: ricreare quello che potremmo definire “un micro hotspot di biodiversità” e sensibilizzare il pubblico sugli ecosistemi acquatici e palustri, habitat un tempo diffusi in tutti i fondivalle ed oggi in forte regresso e a rischio di scomparsa. Naturalmente il biotopo va a incrementare la biodiversità nel verde attorno al museo e, al contempo, offre una sede definitiva e adeguata a una parte cospicua del patrimonio di piante acquatiche e palustri tuttora ospitate nel Vivaio Provinciale di Mattarello. Qui, da oltre 20 anni, a partire da esemplari raccolti quasi esclusivamente sul territorio della Provincia di Trento, si coltivano più di 100 specie acquatiche e palustri autoctone da utilizzare negli eventuali progetti di ripristino ambientale”.

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