Natale, dall’Ucraina ai senza dimora: la Messa di monsignor Tisi

“Porto al Bambino di Betlemme le lacrime delle donne ucraine che ho incontrato questa notte e lo sguardo smarrito dei loro figli. In loro vedo tutto il popolo ucraino, che celebra questo Natale senz’acqua, senza luce, in preda alle bombe e alla guerra”.

Così si è aperta la Messa natalizia, celebrata dall’arcivescovo di Trento Lauro Tisi nel Duomo di Trento. L’Arcivescovo, nella giornata di Natale, ha voluto affidare al Bambino di Betlemme anche “le comunità di Giovo, che questa notte hanno gremito il palazzetto dello sport e mi hanno riempito di gioia per la presenza di tanti ragazzi e tanti bambini”. “L’anno scorso – ha ricordato Tisi – don Beppino li lasciava, affidando loro solo il Vangelo. Quest’anno, camminando con il Vangelo, ci hanno dato una grande lezione di vitalità. Saranno loro ad animare la celebrazione serale del primo dell’anno”.

Monsignor Tisi ha mandato un saluto anche ai carcerati, che ha incontrato domenica scorsa, quando ha celebrato una Messa nella casa circondariale di Spini di Gardolo. “Vivono in queste ore in maniera particolarmente dura il distacco dai propri affetti, soprattutto per chi ha i cari lontani nel mondo”, ha ricordato Tisi, che ha portato al Bambino di Betlemme anche “il volto dei senza dimora e dei migranti presenti sul nostro territorio, a cui diamo sempre troppa poca accoglienza”.

“Porto ancora il volto dei nostri preti. Alcuni di loro ci stanno dando una lezione meravigliosa nell’affrontare malattie importanti con serenità e fiducia”, ha detto Tisi. Alla Messa era presente anche il sindaco di Trento, Franco Ianeselli. “Chiediamo che possa essere un Natale in cui riscopriamo le vie della solidarietà, dell’accoglienza, della condivisione”, ha detto Tisi nell’augurio alla comunità.

Monsignor Tisi, nell’omelia, ha parlato di “un silenzioso censimento sulle nostre vite”. “L’algoritmo capta i nostri desideri, attese e interessi – ha detto Tisi – e in base a questi sottopone alla nostra attenzione notizie, informazioni e proposte commerciali. Davvero il censimento di tutta la terra è fatto. Cesare Augusto probabilmente non l’ha realizzato, ma gli uomini del 2022 ci sono dentro in pieno. Tutti censiti, tutti controllati, e tutti, probabilmente, influenzati ed eterodiretti”.

Qui arriva il paragone – e la rottura – con la grotta di Betlemme. “Nella grotta di Betlemme, invece, viene al mondo la libertà, che ha i tratti di un Dio che entra nella storia dalla periferia del mondo, e la trasforma in un terreno libero e in un terreno da cui è partita la scintilla della libertà e della gioia”.

“A Betlemme non ci viene detto come l’uomo debba stare davanti a Dio, ma come Dio si pone davanti all’uomo”, ha continuato monsignor Tisi. “Il Natale è l’irruzione di un Dio che piazza se stesso nella piccola grotta di Betlemme”.

Quello che Dio ci porta, secondo monsignor Tisi, è la gioia. “Dico una cosa forte. Perfino sotto le bombe di Kherson c’è gioia. Perché sotto quelle bombe ci sono uomini e donne che, come il Bambino di Betlemme, fanno spazio, si ritraggono per ospitare, si rendono vulnerabili al volto dell’altro. L’ingrediente della gioia è fare spazio, rendersi vulnerabili, ospitare mondi, storie, vite diverse dalla tua. Non ci può essere nessuna gioia finché non si inizia il viaggio della vulnerabilità”. Solo questo viaggio – ha proseguito monsignor Tisi – porta all’incontro con l’altro, che è sintetizzato anche nello spirito del volontariato. E qui monsignor Tisi ha fatto riferimento all’importante riconoscimento ottenuto dalla città di Trento, che nel 2024 sarà Capitale Europea del Volontariato.

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