Don Dante, l’arcivescovo Tisi: “Il servizio ai poveri? Derivava dalla passione per il Vangelo”

“Il servizio di don Dante ai poveri derivava da un amore appassionato per il Vangelo“. Queste le parole dell’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, in occasione della Messa che ha celebrato nella chiesa dei santi Pietro e Paolo per ricordare i 10 anni dalla scomparsa di don Dante Clauser, fondatore del Punto d’Incontro.

Alla celebrazione erano presenti i direttori che si sono succeduti alla cooperativa sociale di via Travai, compreso il nuovo direttore Mattia Civico, e il presidente della cooperativa, Osvaldo Filosi. Ha concelebrato la Messa don Fabio Garbari, missionario gesuita in Bolivia, che ha passato un anno del suo periodo in seminario al Punto d’Incontro. “Un’esperienza che ho conservato come un punto di riferimento, quella accanto a don Dante e alla sua scelta di vita”, ci ha spiegato don Fabio.

L’arcivescovo Tisi, nel corso dell’omelia, ha detto che “in questi giorni sono andato a rileggermi i frammenti dell’Osservatorio di don Dante, che sono intrisi del fascino che provava nei confronti della Parola”. Un libro edito nel 2003 racchiude 365 corsivi dell’Osservatorio che don Dante curava sul settimanale “Vita Trentina”.

“Per lui – ha aggiunto monsignor Tisi – la Parola era un volto, quello di Cristo, non esegesi e studio. Don Dante aveva un animo profondamente francescano. Anch’io credo che non abbiamo alternative. Il Vangelo passa per questo uomo di Nazareth così innovativo, nuovo e diverso. Una parola che, dopo duemila anni, è ancora d’attualità”.

Nell’omelia l’Arcivescovo ha menzionato anche “l’acqua dell’indifferenza che fa sì che, dalla prossima settimana, la notizia del terremoto in Siria e in Turchia non venga più pubblicizzata. Che è la stessa grande acqua che fa sì che oggi non si parli dei morti nel Mediterraneo. Tutte queste acque, ci assicura il libro dei Cantici, non riescono a spegnere l’amore. E la vita di don Dante è lì a dirci che continua ad esserci il miracolo di uomini e donne che vivono servendo e si fanno prossimità, vicinanza e soccorso”.

Riprendendo la figura di Marta, l’arcivescovo Tisi ha ricordato anche come “il rischio del servizio ai poveri è quello di farlo diventare organizzazione e business. I poveri non hanno bisogno di questo, ma di volti che si consegnino realmente. Le 8mila persone che hanno partecipato al funerale di don Biagio Conte ci ricordano come sia importante non solamente dare soccorso materiale ai poveri, ma essere anche qualcuno che si compromette, che si fa contaminare e che si mette in gioco”.

Per ricordare don Dante, dopo la Messa, al Punto d’Incontro è stato organizzato un momento conviviale. “In autunno – ha spiegato il presidente della cooperativa sociale, Osvaldo Filosi – organizzeremo alcuni eventi culturali attorno alla figura di don Dante, per far conoscere a tutti la sua vita e i suoi scritti. Il 7 dicembre, infatti, ricorreranno i 100 anni dalla sua nascita“.

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