Ex Bellesini, molti ospiti del dormitorio sono lavoratori

I 24 posti aggiuntivi allestiti lunedì scorso nella palestra delle ex scuole Bellesini, a Trento, sono stati immediatamente occupati da altrettanti richiedenti protezione internazionale.

Chiara Aliberti, volontaria dell’Assemblea antirazzista che gestisce il dormitorio supplementare messo a disposizione dal Comune, racconta che gli ospiti arrivano soprattutto dal Pakistan, dal Marocco, dalla Tunisia e, in misura minore, Egitto. Non pochi tra loro sono lavoratori. “C’è qualcuno che arriva tardi la sera, perché fa il cameriere nei locali di Trento, altri partono presto la mattina perché fanno i muratori – spiega Chiara – Lavorare quando si dorme in strada non è solo difficile, a mio parere è una condizione in netto contrasto con la Costituzione, che ci obbliga ad assicurare dignità ai lavoratori”.

A questo proposito, il sindaco Franco Ianeselli, passato a ringraziare i volontari il giorno dell’apertura del dormitorio, aggiunge: “Non tutti sanno che molti richiedenti protezione internazionale presenti sul territorio lavorano. Secondo la legge, è possibile farlo passati 60 giorni dalla formalizzazione della domanda di protezione internazionale. E infatti molte persone in attesa della decisione della Commissione territoriale trovano un’occupazione nell’edilizia o nell’agricoltura o ancora nel settore della ristorazione e alberghiero, perché com’è noto il nostro territorio ha fame di manodopera. È chiaro che questo sistema è inumano perché, paradossalmente, costringe a vivere senza diritti persone che lavorano e contribuiscono al Pil provinciale. L’accoglienza trentina dovrebbe cambiare radicalmente, sia distribuendo su tutto il territorio trentino i nuovi arrivati, sia considerando i richiedenti protezione internazionale non solo come mera forza lavoro, ma come cittadini”.

Nel dormitorio, aperto dal Comune in via emergenziale visto l’improvviso abbassamento delle temperature, si alternano volontari dell’Assemblea antirazzista, riferimento locale dell’associazione Melting pot Odv, e del Collettivo rotte balcaniche, formato soprattutto da studenti universitari. La stessa Chiara Aliberti è una dottoranda in Democrazia solidale e sostenibile e si occupa di diritto all’immigrazione e diritti umani, che lei preferisce chiamare “doveri umani”.

“Tra i volontari ci sono studenti, pensionati, lavoratori – racconta Chiara – Sarebbe bello far passare l’idea che la solidarietà non è un optional, non è un segno di bontà, è giustizia, è un dovere costituzionale. È desolante pensare che questi nuovi ospiti accolti alle Bellesini dormivano tutti fuori. Quando li accompagniamo al Gris (Gruppo immigrazione e salute), i medici riscontrano spesso problemi di salute, per esempio ai reni, legati proprio all’esposizione al freddo. È incredibile che questo accada nel ricco Trentino”.

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