“Quo vadis?”, quel titolo sulla bocca di San Pietro

L’intrigante interrogativo “Quo vadis?” scelto come titolo dal Festival Economia di Trento 2024 mi ricorda un’antica tradizione che indica a Roma il luogo del Quo vadis. Si trova una piccola chiesa, detta del “Domine, quo vadis?” (Signore, dove vai?), che sorge al bivio tra l’Appia Antica e la via Ardeatina, a circa 800 metri da Porta San Sebastiano.

Essa fa memoria della figura dell’Apostolo Pietro che, con san Paolo, la Chiesa di Roma celebra come martire il 29 giugno. Di loro abbiamo varie testimonianze, anche non bibliche, come lo scrittore storico romano Tacito nel 115. In particolare abbiamo notizie da quelli scritti, definiti “apocrifi” (nascosti), che la Chiesa non ha inserito nel canone del Nuovo Testamento e che considera non del tutto attendibili. Essi, assai numerosi, però contengono dei nuclei di verità, pur a volte abbelliti e arricchiti da fronzoli fantastici, come è avvenuto per gli apocrifi sull’infanzia di Gesù e come di seguito avverrà per tante “Passio”, le vite dei martiri. Sono testi noti fin dal II secolo, testimoniati e citati dai Padri della Chiesa, se non esattamente, per lo meno per il loro contenuto, come tradizione orale o scritta presente anche in altre fonti.

In particolare vorrei richiamare, al riguardo, i cosiddetti “Atti di Pietro” scritti dallo Pseudo Marcello: si tratta di pagine che furono tenute presenti anche da Michelangelo e dagli altri pittori che abbellirono le pareti della Cappella Paolina in Vaticano. A quel tempo gli artisti conoscevano teologia, Bibbia e letteratura!

Da essi vorrei cogliere due fatti della vita di San Pietro, il primo dei quali fa riferimento alla famosa frase che ha dato il nome alla località di Roma “Quo vadis?”. La domanda è diventata famosa grazie anche al romanzo storico dello scrittore polacco Henryk Sienkiewicz (1894-6), e poi da un noto kolossal del 1951. Ma in quel testo e in quel film, la storia di Pietro è romanzata, e forse ha rovinato anche il modo di intendere quel fatto. Gesù, infatti, alla domanda di Pietro non risponde: vado di nuovo a farmi crocifiggere, al tuo posto, ma torno con te a Roma per essere crocifisso in te, con te. La grande verità della Chiesa, che è il corpo di Cristo – secondo la felice intuizione, illuminazione di san Paolo – che continua nelle sue membra la passione di Cristo. Scrive, infatti, lo Pseudo Marcello “citando” san Pietro: “Alcuni giorni fa Agrippa si era sollevato contro di me; invitato dai fratelli sono uscito dalla città; ma mi venne incontro il Signore mio Gesù Cristo. Io lo adorai e gli dissi: Signore, dove vai? Mi rispose: Seguimi, poiché a Roma debbo essere nuovamente crocifisso. E, seguendolo ritornai a Roma. Ed egli mi disse: Non temere, poiché io sono con te fino a quando ti avrò introdotto nella casa del Padre mio”.

Lo stesso Pseudo Marcello negli Atti di Pietro spiega anche con finezza il motivo della richiesta di Pietro ai soldati di essere crocifisso a testa in giù (come lo raffigura Michelangelo nella Cappella Sistina): “Il mio Signore Gesù Cristo, discese dal cielo in terra, fu crocifisso su di una croce dritta; siccome adesso si degna di chiamare in cielo me che provengo dalla terra, la mia croce deve essere piantata con la testa in giù, affinché io diriga i miei piedi verso il cielo. Non sono degno, infatti, di venir crocifisso come il mio Signore”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina