C’è una donna che semina il grano…

Si conclude con questo numero la “semina” di Roberto Vettori: una collaborazione iniziata su VT10 del 14 marzo 2021

Il chicco di grano… è grande poco meno di 2 millimetri, pesa circa 40 milligrammi, ha un contenuto in acqua tra l’8 ed il 18% del peso. La sua struttura è molto complessa, stratificata. Ciascuna parte contiene la successiva come in una matrioska, e nella parte più protetta vi è il punto vitale: l’embrione. Questa parte infinitamente piccola è avvolta da riserve di nutrimento ed è costituita dal cotiledone che porterà al germoglio le riserve nutritive come un cordone ombelicale; due meristemi che consentiranno l’accrescimento del fusto e della radice ed infine l’ipocotile, struttura interposta tra i due meristemi, che fungerà da asse di crescita della pianta.

Il chicco di grano… così piccolo e così potente, simbolo di fertilità e di legame con la terra. Attorno ad esso sono nate e si sono strutturate inizialmente le civiltà Mesopotamiche (Mezzaluna fertile) ed Egizie. E poi via via la Palestina, il Mediterraneo, l’Asia Centrale ed Occidentale, il Nord Europa…

Questo cereale è così intimamente legato all’uomo al punto da lasciarsi addomesticare e perdere la sua caratteristica di pianta spontanea. Attorno al chicco di grano l’uomo scopre l’agricoltura: inventa lo strumento dell’aratro e della falce, impara a gestire l’acqua per irrigare la coltura, ne studia i cicli e sperimenta le tecniche di coltivazione. Impara a conservare e selezionare le sementi per garantirsi continuità di produzione negli anni.

Raccoglie le messi attraverso la mietitura e la legatura delle spighe in covoni, studia come separare i chicchi dalla paglia e dalla pula attraverso la trebbiatura.

Con questo cereale le comunità umane hanno saputo fare grandi cose, una su tutte: il pane. Le tecniche di lavorazione furono per l’uomo una via evolutiva e di civilizzazione: dalle primordiali miscele di cereali macinati a mano, pietra contro pietra, impastati con l’acqua e cotti accanto al fuoco, l’uomo ha imparato a migliorarne via via le proprietà alimentari.

Qualcuno scoprì gli effetti magici della fermentazione, quella che più tardi sarà chiamata la “lievitazione naturale”, e poi la cottura.

Ciò appartiene alla nostra storia, alle nostre radici. Ammettiamolo…oggi abbiamo perso la confidenza con questo chicco di grano, non lo conosciamo più bene. Abbiamo delegato la sua coltivazione a grandi aziende produttrici concentrate su territori definiti, pochi sarebbero in grado di riprenderne la coltivazione.

Eppure oggi, nel 2022, vediamo come il chicco di grano sia ancora nostro alleato e nostro segno di pace, seppur tristemente calpestato da carri armati ed eserciti…

…C’è una donna che semina il grano, volta la carta si vede il villano. il villano che zappa la terra, volta la carta viene la guerra. per la guerra non c’è più soldati, a piedi scalzi son tutti scappati…”

(Fabrizio De Andrè)

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