I sindaci delle piccole frazioni puntano sulle Famiglie Cooperative, riconosciute dall'Unione europea e dalla Provincia come Sieg

Passa anche dai punti vendita frazionali delle Famiglie Cooperative la possibilità di tenere vivi e abitati i piccoli paesi più isolati delle nostre valli. E’ previsto da un protocollo d’intesa firmato in febbraio dalla Cooperazione trentina con il Consorzio dei Comuni, dal 18 maggio è stabilito con una delibera provinciale che, in base ad una direttiva europea, riconosce le Famiglie Cooperative come Sieg, ovvero fornitori di “servizi di interesse economico generale”. Sulla carta, le Famiglie Cooperative potranno offrire ai residenti anche dei servizi comunali, come il ritiro di documenti dell’anagrafe.

“Ora abbiamo finalmente definito il quadro normativo – ci spiega Paride Gianmoena, presidente del Consorzio dei Comuni trentini – e vogliamo stringere i tempi per creare quei supporti, anche informatici, che possano realizzare quest’opportunità molto attesa”. C’è attesa a Sclemo e Brione (vedi sotto), le due frazioni giudicariesi più interessate a questo passaggio. Ma i progetti-pilota saranno saranno certamente replicati da molti altri, se pensiamo che su 397 punti vendita gestiti dalla cooperazione consumo trentina , ben 205 sono unici riferimenti commerciali della località. Situazioni, insomma, dove un punto vendita potrebbe diventare un centro di aggregazione oltre che dare qualche ricaduta economica alle Famiglie Cooperative grazie agli accordi con i Comuni e gli appositi fondi provinciali ed europei (si ipotizzano complessivamente 500 milioni in 3 anni). Che l’anno 2018 possa segnare “la rivoluzione dei multiservizi” è la convinzione dei dirigenti della Federazione delle cooperative trentine, tanto che in un apposita sezione del sito si trovano risposte a tutte le domande e addirittura un modulo per manifestare l’interesse delle “Famiglie” alla trasformazione in Sieg.