L’ultima speranza

La speranza della Bibbia è imprevista. Venuta da altrove, è spiazzante e mai scontata

La speranza è “l’ultima dea” che accompagna gli uomini nella loro vita. L’ultimo ideale, l’ultima virtù a cui aggrapparsi. Appunto, l’ultima speranza. Così è per tutti i popoli, in tutte le epoche della storia. Le antiche civiltà possiedono miti specifici per narrare in che modo e per quale motivo sia sorta nel cuore umano questa propensione al futuro che, nonostante tutto, fa sperare in un avvenire migliore, capace di realizzare i nostri desideri. Se fosse sempre cosciente di dover morire – ci suggerisce uno dei tanti racconti greci legati alla figura di Prometeo – l’uomo non farebbe più nulla e cadrebbe nella disperazione: invece proprio grazie all’eroe ribelle che dona il fuoco dimentichiamo il nostro destino e ci apriamo alla possibilità di vivere, di progettare, di relazionarci con gli altri, di cambiare il mondo. Nel profondo però resta un angolo di tenebre, che fa balenare nei momenti più inaspettati la consapevolezza della fine, il presentimento inquietante che la speranza sia solo illusione. Meglio forse seguire i suggerimenti del poeta latino Orazio: ridurre in uno spazio breve i desideri e le speranze, prendere questo giorno come se fosse l’ultimo, non affidarsi a oroscopi, amuleti, ufo, profezie (siamo uguali a 2000 anni fa da questo punto di vista); godere il tempo presente senza eccessi ma con l’affabile sorriso di chi sa che tutto è transeunte, ma che tutto è importante se si coglie con il giusto spirito. Certo è che lo scacco permane, perché la vita finisce, perché non riusciamo a capire il senso delle cose e del “supremo scolorar del sembiante”, cioè l’affievolirsi inesorabile di quanto di più caro ci circonda.

La speranza immessa nel cuore dell’uomo con il messaggio della Bibbia sembra essere di altra natura. Non è solo una differenza quantitativa, quasi che bisognasse inventarsi qualcosa di straordinario per continuare nel tortuoso cammino della storia, quasi che avessimo bisogno di immaginare un Dio dai poteri eccezionali, unico palliativo alla nostra condizione di caducità. La speranza della Bibbia è invece imprevista. Venuta da altrove, quindi spiazzante e mai scontata. Una speranza che all’inizio (e anche per noi) sembra ed è assurda.

Così per Abramo. Lui non aveva speranza. Forse non si illudeva più di avere una discendenza. Per la mentalità contemporanea non avere figli non è poi così traumatico, ma ai tempi del patriarca morire senza eredi era una catastrofe, era la condanna all’oblio, al dissolvimento; era il suggello definitivo di una vita inutile e insensata. Ma Abramo invecchiava così. È la fede a portarlo a  “sperare contro ogni speranza” quando tutto diceva il contrario, se non la parola di un Dio invisibile. Affidandosi a questa parola la speranza si concretizza. In maniera diversa da quanto preventivato, forse per Abramo oltre ogni aspettativa.

Mosè viene chiamato secondo un’altra parola di speranza: quella di andare al cospetto di Faraone per domandare la liberazione del popolo. Richiesta assurda perché Dio stesso –in maniera abbastanza inquietante anche per la nostra sensibilità – indurisce il cuore del sovrano che sdegnato raddoppia la fatica della schiavitù di Israele. Contro ogni speranza il mar Rosso si apre, come sembra aperta la strada verso la terra promessa. Per Mosè però la speranza è soltanto uno sguardo dal monte Nebo: la vista della terra, questa è per lui la concretizzazione della Parola di Dio. Morirà senza entrare nella terra promessa, ma la sua missione rimane un successo.

Si potrebbero moltiplicare gli esempi. Gli esuli a Babilonia si erano in parte adattati alla nuova situazione. Molti non speravano più di tornare. Alcuni invece sognavano la patria lontana. Il ritorno tuttavia è completamente inaspettato. Sarà un nuovo esodo, si aprirà una strada nuova nel deserto, il Tempio sarà ricostruito. Ciò avviene ma la realtà effettiva cede il passo a una possibile disillusione: in fondo le difficoltà rimangono sempre quelle, il popolo non segue le vie del Signore e i governanti approfittano del loro potere.

La speranza affronta sempre uno scacco. Quella cristiana, che fa andare oltre la morte, nasce da uno spazio vuoto, come vuota è la tomba di Cristo. Da lì scaturisce per davvero la novità capace di cambiare la vita. Bisogna però sapere che quel vuoto viene riempito dalla potenza di Dio, paradossalmente silenziosa e invisibile. Con questa consapevolezza iniziamo quest’anno che probabilmente non sarà molto diverso dai precedenti ma che potrà essere riempito di una speranza in grado di colorarlo e di renderlo unico.

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