Eccessi d’alcol e donna-oggetto: le due storture della festa

Benvenuti alpini, e benvenuta la pioggia che ha bagnato in parte, domenica sera 13 maggio, senza peraltro rovinarla, la passerella in sfilata della Sezione di Trento dell’Ana e degli amici di Milano, che ospiterà l’edizione 2019 dell’Adunata nazionale. Benvenuta perché – lasciando intatto tutto quello che di buono si può e si deve dire di questo appuntamento che a ragione si può definire per tanti versi “storico”: la festa di popolo, i sentimenti di comprensione e fratellanza sottolineati dai gesti del Capo della Stato, l’efficienza della macchina organizzativa… – ha simbolicamente lavato e portato via due macroscopiche storture di un evento che, nei numeri, imponenti, faceva tremare i polsi. Ma i numeri non possono comunque giustificare quelle che sarebbe mistificatorio chiamare riduttivamente cadute di stile. Ci riferiamo all’eccesso di alcol che è stato consumato in tre giorni e tre notti, da una parte, e dall'altra dal riaffacciarsi, prepotente, di comportamenti che francamente – dopo l’esplodere del caso Weinsten, il potente produttore di Hollywood accusato di utilizzare il suo “peso” per il soddisfacimento dei suoi bassi fini e rendendo oggetto il corpo delle donne – speravamo sepolti una volta per sempre.

L’alcol. Il primo autogol l’ha compiuto l’amministrazione comunale di Trento, rimangiandosi la sacrosanta ordinanza sul divieto di consumo di alcol nei parchi cittadini e nelle aree destinate ai giochi dei bambini. Un provvedimento di grande civiltà, capace di promuovere comportamenti virtuosi senza però essere repressivo. In linea, in definitiva, con il dettato dell’Organizzazione mondiale della sanità, da tempo ormai orientata a promuovere il ben-essere della persona nella sua interezza suggerendo che, nel caso dell’alcol, “meno è meglio”. Qualche spillatrice di birra in meno e, magari, qualche cartello sugli orrori della Grande Guerra in più non avrebbero guastato. Possibile che l’unico messaggio che si è saputo far passare è che per far festa ci voglia l’alcol? Che, senza stordirsi, divertirsi non sia possibile?

La donna. Come ha giustamente denunciato il movimento “Non una di meno”, nei giorni dell’Adunata “quello che gli uomini chiamano festa si traduce in motivo d'ansia per le donne, con il moltiplicarsi di molestie e approcci non graditi”. L’elenco è lunghissimo – “sguardi viscidi, complimenti non richiesti, fischi, palpeggiamenti…” e indica che una cultura che vede nella donna solo un oggetto è ancora dura a morire. Non è goliardia e non si può accettare che il numero faccia la forza, giustificando atteggiamenti che in altre occasioni e in altri contesti sarebbero duramente condannati e giustamente sanzionati.

I.Ba.

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