“Noi coreani e il Papa consolatore”

“Molti cattolici che si erano allontanati tornano alla Chiesa, come pure tanti non cattolici già battono alla porta della Chiesa”. I riflessi della storica visita del Papa in Corea nelle parole di Thomas Hong Soon, docente universitario ed ex ambasciatore in Vaticano, amico di mons. Luigi Bressan, che affida a Vita Trentina anche le riflessioni della moglie Caterina:

“Tutti i coreani, sia cattolici che non, hanno accolto Papa Francesco con straordinario entusiasmo. Sono stati entusiasti nel verificare tutto quello che avevano sentito di lui attraverso i mass media: è davvero il buon pastore che non vuole farsi servire, ma servire, che agisce su quello che dice. Il suo stile di vita così semplice, umile, si vede concretizzato nella sua opzione preferenziale per i poveri, nel suo rinunciare persino ai tradizionali privilegi papali”.

Com’è stato visto il Papa dai coreani?

“Come colui che si avvicina personalmente ai sofferenti, agli emarginati. Lo vedono come un grande consolatore, guaritore, riconciliatore in questo momento così difficile della storia del loro paese. Quindi, vedono in lui un testimone della speranza, la speranza che con il suo stile di leadership che cerca di andare incontro alla gente comune, può rinnovare la faccia della terra.

Quale spazio hanno dato i mass media locali alla Visita del Papa?

È davvero da meravigliarsi quanta importanza i mass media coreani hanno voluto dare a questa visita di Papa Francesco. Tutti i media hanno consacrato diverse pagine, comprese testata e editoriale, a questa visita, alla persona di Papa Francesco, con le spiegazioni del suo significato, le loro aspettative non solo per la Chiesa ma anche per la società. Grazie anche a tale ampio servizio, nessun coreano si è lamentato del disagio del traffico.

Quale evento vi è sembrato più toccante?

Senza dubbio, la beatificazione dei 124 martiri. È provvidenziale che Papa Francesco abbia beatificato questi 124 martiri coreani nella sua prima visita in Asia. Possiamo dire che da questo egli vuole esprimere la sua solidarietà pastorale con i fedeli tormentato dalla persecuzione, confermando questi martiri beati come eccellente modello di evangelizzazione della Chiesa e della società, come pure auto-evangelizzazione.

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