In cerca di spiritualità

Chi è credente sperimenta con enorme libertà nella propria vita la presenza di Dio

Si dice giustamente che la nostra sia una società materialista e consumista. Guardando più a fondo però un insopprimibile desiderio di spiritualità permea ancora la vita di molti, anche di chi, a prima vista, sembra lontano da qualsiasi dimensione religiosa. Oggi va per la maggiore l’idea naturalistica del mondo per cui, in sintesi, tutto può essere spiegato partendo dall’ambiente (leggi fisiche, evoluzione biologica…): ciò che trascende questa realtà semplicemente non esiste. Così la coscienza, la volontà, la libertà come l’origine dell’universo sono spiegati scientificamente negando pure la possibilità di una qualsiasi trascendenza. Eppure dentro di noi scopriamo che qualcosa travalica la materia. Possiamo chiamarlo anima , o ancora meglio spirito. Partendo esclusivamente dalla natura l’uomo è incomprensibile.

Per questo cerchiamo lo spirito, in tutte le sue molteplici (e a volte contraddittorie) accezioni. Immersi nella materia ricerchiamo qualcos’altro, la trascendenza, la spiritualità. In maniera magari confusa. A tentoni, quasi che prima di noi non ci fosse nulla. Questo fenomeno si avverte soprattutto nelle giovani generazioni: ormai avulsi da ogni cammino di fede tradizionale, molti giovani conoscono pochissimo del cristianesimo e non sanno che cosa esso potrebbe rappresentare per la propria esistenza. Si va avanti per sentito dire, si ragiona per stereotipi sorpassati, ci si crogiola in una ignoranza e in una trascuratezza davvero preoccupanti. Al termine della giornata tuttavia ecco arrivare un vuoto angoscioso. Si cerca allora qualcosa per riempirlo bussando a numerose porte: alle religioni e alle filosofie orientali, a maghi e a gruppi esoterici, a nuove forme di spiritualismo di matrice cristiana, a suggestioni estranee a quello che un tempo era un comune modo di pensare, fatto di consuetudini e valori che si trasmettevano da secoli.

Che cosa cercano questi giovani (ma anche adulti)? Che cosa credono di non trovare nel cristianesimo? Tutti desiderano una boccata d’aria che liberi dall’asfittica cultura contemporanea. Questa ventata spirituale deve però soggiacere alla sensibilità odierna che privilegia la ricerca individuale del singolo, l’assenza di regole prestabilite e di verità calate dall’alto, la possibilità di percorrere una strada capace di portare a un benessere psicofisico e così via.

Molti fuggono dalla Chiesa perché non la percepiscono come un luogo ospitale. Per quanto riguarda il cattolicesimo esso è identificato troppo spesso con il Vaticano, con i dogmi indiscutibili se non addirittura con il Papa re e con l’inquisizione! Forse noi cristiani non siamo stati e non siamo in grado di testimoniare un altro volto, quello autentico (o almeno più vicino a quello originale), della nostra fede. Grandissimi sono i fraintendimenti. Facciamo soltanto un esempio.

Alcuni amici mi dicono che, per essere religiosi, occorre credere a verità dogmatiche senza la possibilità di alcuna discussione. La religione sarebbe fatta per creduloni che si devono sottomettere ad un’autorità. In realtà non è così. La Bibbia racconta una storia, la storia dell’alleanza tra Dio e gli uomini. La fede è la decisione di innestarsi su questa storia. Non ci sono concetti filosofici a cui aderire, non ci sono verità oggettive e insindacabili: chi è credente sperimenta con enorme libertà nella propria vita la presenza di Dio. Si scopre amato da Dio. Ritrova questo amore nei fratelli. Sa di avere ricevuto tanto e quindi di dover donare tanto. Per arrivare a questo occorre una grande ricerca personale. Il passo ulteriore è rendersi conto che in questo cammino non si è soli, ma invece si fa parte di una comunità. Per gli ebrei questa comunità è il popolo di Israele, per i cristiani è il popolo di Israele e la Chiesa. Questa comunità ci ha tramandato il libro sacro, la Bibbia. La comunità dei discepoli di Gesù ci ha raccontato e testimoniato un’altra storia: quella di Gesù di Nazareth, maestro, guaritore, amico, profeta, ma poi rivelatosi Signore, Figlio di Dio. Queste persone ci hanno narrato la vita di Gesù, la sua morte e resurrezione, la sua buona notizia. In Lui si è incarnata definitivamente l’essenza di Dio che è amore, pace, armonia, salvezza, vita. La fede crede in questo.

Certamente la Chiesa ha dovuto, anche sotto l’influsso della cultura greca antica, concettualizzare la storia della salvezza, a volte dando per scontato la fondamentale verità che sta al fondo di tutto: il legame tra Dio e l’uomo suggellato dal Cristo. Se questa è la cornice, il quadro va disegnato personalmente con i propri colori e sfumature. In piena libertà.

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