“Fame d’amore”, giovani e fragilità

La docuserie condotta da Francesca Fialdini accende i riflettori sui problemi psichici, con particolare attenzione ai giovani

“Sono giovani che hanno qualcosa in comune, provano tutti un dolore profondo, che non riescono a dirci con le parole e ci chiedono aiuto, perché hanno fame d’amore”, in questo inizio, nella prima puntata di questa nuova stagione, è racchiuso tutto il senso di “Fame d’amore”, il programma su Rai Tre in onda in seconda serata. La giornalista Francesca Fialdini entra dentro le storie più complicate dei giovani d’oggi, racconta il loro disagio, in particolare i disturbi alimentari, l’ambiente e le situazioni che ci stanno dietro e poi i ricoveri, la voglia di ripartire. Quel titolo “Fame d’amore” esprime quel desiderio di ritrovare una vita normale.

La trasmissione va alla scoperta di quegli spazi dedicati a loro, quelle comunità dove sono arrivati, fra tante incertezze, con i loro drammi, dove cercano di superarli, trovando amici e volti che si prendono cura di loro. Sono storie che colpiscono, per le fragilità, per le parole, per certe vite sbagliate, ma sono però storie che non si fermano a questo, perché c’è anche il coraggio di andare incontro ad un nuovo inizio. “Ascoltare”, sembra essere questa l’espressione che più connota questa trasmissione: ascoltare quelle voci che fanno capire fino in fondo, da molto vicino, quanto complesse siano le fragilità. E insieme comprendi che queste stesse fragilità, in molti casi, ti aprono alla vita: sembra un paradosso, in un mondo che chiede tutti perfetti.

Ma la trasmissione insiste su questo paradosso, lo porta in superficie, così tanto che avverti quella “fame di amore” in quelle stesse frasi, in quei primi piani: “vorrei che questa sofferenza svanisse”, “vorrei uscirne”, “non voglio far star male altri”, richieste di aiuto, paura dell’abbandono. Francesca Fialdini nel raccontare le esperienze vissute dentro le comunità, ci fa scoprire come spesso l’incontro con gli altri può portare questi giovani a trovare un nuovo equilibrio. Nelle puntate la voce principale è la loro, mentre gli esperti, terapeuti, psichiatri e psicologi, entrano ad accompagnare questo “viaggio”: aiutano a capire i disagi differenti, si soffermano a raccontare l’esperienza della cura, spiegano quando quella certa “scomodità” che ritroviamo nell’adolescenza diventa disturbo. Una televisione che documenta, che entra dentro le storie, in modo però discreto, perché si parla di disturbi che spiazzano e ti obbligano a fermarti, e soprattutto a riflettere.

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