“Occorre mediare tra le fazioni di Tobruk e Tripoli”

L’invio di forze militari sulle coste libiche in accordo con l’Unione Europea e le Nazioni Unite per sostenere la mediazione fra le due fazioni rivali che rivendicano il potere in Libia, quella laica insediatasi a Tobruk e sostenuta dall’Egitto, e quella “islamica-mussulmana” di Tripoli. Per il professor Gianni Bonvicini, vicepresidente vicario dell'Istituto Affari Internazionali di Roma, è questo il primo passo da compiere per arginare una crisi umanitaria che sembra senza soluzione. “Quella che si prospetta all’Italia è una missione quasi impossibile”, ha detto Bonvicini ai microfoni di radio Trentino inBlu. “L’Italia però fa bene a prendere la leadership di una pressione da fare sull’Europa per cercare in qualche modo di risolvere la questione di questi continui naufragi”. Nel 1996 forze di polizia e militari italiane vennero inviate in Albania per bloccare i porti. “Ma l’Albania era uno Stato fallito e si poté agire senza spargimento di sangue. In Libia siamo di fronte a una situazione di guerra civile. Occorre che l’Unione Europea spinga sulle Nazioni Unite perché utilizzino tutti gli strumenti – diplomatici, e non solo: anche di sostegno finanziario –, perché si mettano d’accordo le due grandi fazioni in lotta”. Le due parti, conclude, devono essere costrette a mettersi d’accordo. “Il problema, come ha sottolineato il ministro degli Esteri, Mogherini, è che non c’è tempo. Bisogna agire con grandissima urgenza”.

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