Il fumo uccide 700 trentini all’anno

Il 25% dei Trentini è dipendente dalle “bionde” (il 37% se si guarda alla fascia di età dai 18 ai 24 anni)

Fumare fa male; anzi, ad essere precisi, è letale. La Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt) è tornata a ripeterlo in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, il 31 maggio. E ha portato due tremende statistiche: metà dei fumatori muore a causa delle sigarette che fuma (in Trentino circa 700 persone l’anno) ed esse sono la causa del 10% della malattie cardio-vascolari.

Ad oggi il 25% dei trentini è dipendente dalle “bionde”, percentuale che sale al 37% se si guarda alla fascia di età dai 18 ai 24 anni e che si aggira attorno al 20% tra chi ha appena iniziato le scuole superiori. Ad incidere sull'abitudine ci sono poi fattori demografici e socio-economici: sono più accaniti gli uomini, le persone in difficoltà economiche, con un basso titolo di studio.

Anche sulla scorta delle campagne di sensibilizzazione portate avanti da associazioni ed enti pubblici, in base al monitoraggio dell’Osservatorio salute provinciale, poco meno della metà dei tabagisti (44%) ha provato a smettere nell’ultimo anno. Solo il 22% però ci è riuscito; questo perché i tentativi sono quasi sempre frutto di un’iniziativa personale (84%), quando il successo è invece favorito dai farmaci e dall’assistenza degli esperti, come quelli dei Centri anti-fumo dell’Azienda sanitaria. È infatti dimostrato che le possibilità di riuscita aumentano significativamente con i professionisti: la visita non richiede l’impegnativa del medico e si prenota tramite CUP.

Guai poi a chi presenta le sigarette elettroniche come validi aiuti per la titanica impresa di abbandonare il vizio. “La e-cig fa in modo che il fumatore ripeta una gestualità che lo tiene legato all’atto di fumare e non gli consente di disabituarsi”, spiega il dottor Pirous Fateh-Moghadam dell’Osservatorio salute. Come nel resto d’Italia, anche in Trentino si tende a svapare in aggiunta alla pausa sigaretta, con un uso duale che raggiunge il 66%.

L’altro pericolo quando si parla di sigaretta elettronica è la spinta all’iniziazione al fumo. È vero che in Provincia gli utilizzatori sono il 2%, ma questa percentuale è molto più alta tra i teenager: tra i 13 e i 15 anni il 44% ha provato e il 18% ne è un consumatore abituale. “Chi le usa ha quattro volte la probabilità di diventare fumatore”, precisa il presidente della sezione Lilt trentina, il dottor Mario Cristofolini. Promuoverle, quindi, è solo “una strategia di marketing commerciale, di certo non un percorso di salute pubblica”.

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